«Donacibo»: studenti scatenati
raccolte 15 tonnellate di alimenti

Per tanti è iniziata come una delle attività extrascolastiche: meglio una colletta alimentare che una lezione di qualsiasi genere. E invece, alla fine, si è rivelata un'esperienza profonda che ha trascinato i ragazzi a capire l'importanza della solidarietà. Stiamo parlando della terza edizione del «Donacibo», che si è svolta dall'8 al 13 marzo scorso.

Un significativo gesto di carità lanciato dalla Federazione nazionale dei Banchi di solidarietà e organizzato in numerose scuole della nostra provincia dal Banco di solidarietà di Bergamo, dal Banco di solidarietà di Treviglio «Don Peppino Corno», con il patrocinio della Provincia di Bergamo, dell'Ufficio scolastico agli studi e di vari Comuni.

Il «Donacibo» ha coinvolto migliaia di studenti, appartenenti a circa cinquanta scuole primarie e secondarie della Bergamasca, che hanno fatto la spesa e raccolto all'interno della propria scuola cibo donato da amici e compagni per i più poveri, emulando così il gesto della più conosciuta «Colletta alimentare» di fine novembre che si svolge ormai da più di dieci anni nei supermercati di tutta Italia.

Il risultato è stato notevole: oltre 15 tonnellate di cibo non deperibile raccolto e distribuito successivamente a più di 330 famiglie indigenti ed enti di assistenza della nostra provincia attraverso la rete dei volontari del Banco di solidarietà di Bergamo e del Banco di Treviglio. Coadiuvati da alcuni volontari del Banco che hanno presentato le situazioni di povertà «nascoste» in cui versano molte famiglie bergamasche, la preparazione del gesto ha visto i ragazzi cimentarsi non solo con il tema della condivisione del bisogno, della solitudine e della carità, ma anche e soprattutto con l'organizzazione pratica del gesto.

«La carità si impara facendo e cambia il proprio sguardo», è il commento di uno dei volontari del Banco che ha lavorato con i ragazzi. Le testimonianze dei ragazzi sono emblematiche. All'Imiberg i ragazzi di seconda media, a cui è stato chiesto di organizzare concretamente il gesto all'interno della scuola, hanno sperimentato alla lettera l'insegnamento della carità.

Scrive uno di loro: «Di fronte alla proposta di lavorare per il Donacibo pensavo che sarei stato contento solo perché avrei perso due ore di scuola; invece, dopo aver portato volantini e sacchetti ai miei compagni, mi sono sentito lieto per averlo fatto». E un altro: «Al secondo giorno non ho guardato più il mio compagno perché ha la maglietta firmata, ma perché dovevo lavorare insieme a lui per fare il Donacibo».

Alla Scuola media Don Milani di Ponteranica, dove la settimana del Donacibo è approdata quest'anno per la prima volta grazie al sostegno della dirigente scolastica Antonia Pendezzini e all'iniziativa di alcuni professori, ecco alcuni spunti scaturiti dalle discussioni in classe tra studenti e professori: «Questo progetto ci ha aiutato ad aprire gli occhi sulle tante realtà di povertà a noi vicine»; «questa esperienza ci ha reso consapevoli che donare anche solo un pacchetto di pasta rende felice sia chi lo riceve che chi lo dona».

Ancora: «Noi pensiamo che donare sia dare o fare qualcosa che aiuti un altro senza avere nulla in cambio»; «partecipare alla raccolta mi ha emozionato e "aiutare chi aiuta" mi ha fatto sentire bene». Alle magistrali Secco Suardo è emersa invece tra i ragazzi una lunga discussione sul fatto se valga la pena o meno aiutare un bisognoso, quando capita a volte di non sentirsi neanche dire grazie. «È il concetto di autentica carità cristiana, culturalmente oggi desueto - commenta Paolo Cattini, volontario del Banco di solidarietà di Bergamo -, ma che resta comunque l'unica esperienza possibile per imparare a trattare tutti con gratuità, cioè a condividere la vita delle persone senza il perseguimento di nessun tornaconto personale, qualsiasi bisogno esse abbiano».

«Insomma - continua Cattini - donare un po' di sé stessi vale la pena, quando deriva dalla consapevolezza che a noi è dato tutto ed altri non hanno nulla e quindi, come recita il volantino distribuito agli studenti, quando scaturisce dalla gratitudine per ciò che Gesù Cristo ha donato a noi». Concetti «alti» e apparentemente difficili, resi invece gesti praticabili da tutti, studenti e professori, nella modalità semplice e contagiosa che è il «Donacibo».

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