Il Vescovo all'AlbinoLeffe: «Serietà
per vincere in campo e nella vita»

«Lo stile, la cura, la serietà del lavoro e della passione: ero sinceramente attratto dall'AlbinoLeffe, per questo ho accettato con gioia l'invito. Ci sono molte qualità bergamasche nello spirito di questa società». Orgoglio, passione, serietà. E molta umanità. Il vescovo Francesco Beschi è uscito dal centro sportivo di Zanica sul far della sera con un pallone autografato dai giocatori, un mazzetto di fiori in mano donatogli da una bimba e il sorriso curioso col quale è arrivato a metà pomeriggio per capire cosa fosse davvero lo spirito dell'AlbinoLeffe, il lato umano del calcio professionistico. «Ne ero attirato», dirà poi, e in effetti l'orgoglio e la passione, il vescovo di Bergamo li ha misurati subito, appena varcato il cancello del centro del club bluceleste. Ad accoglierlo il presidente della società, Gianfranco Andreoletti, la dirigenza e l'intero settore giovanile seriano, duecento ragazzi dai Pulcini alla Primavera in emozionata attesa sotto il sole.

Un applauso ha aperto la via alla visita guidata del centro sportivo, col presidente Andreoletti a fare da cicerone, l'assessore allo Sport della Provincia, Alessandro Cottini, l'omologo del Comune di Bergamo Danilo Minuti e il sindaco di Zanica, Giovanni Aceti, a passeggio tra aiuole, campi verde smeraldo e prati in lavorazione calcistica. L'AlbinoLeffe mostra il proprio orgoglio, il vescovo Beschi ascolta, s'informa e scambia battute. «Sono venuto qui serenamente visto che col Brescia avete pareggiato», sorride all'allenatore seriano Emiliano Mondonico in un clima emozionato che pian piano diventa familiare.

«Siamo sorpresi e felici – ammette il presidente Andreoletti –, mai ci saremmo aspettati che monsignor Beschi venisse a farci visita. C'è grande emozione, perché il vescovo è l'autorità morale più alta della Bergamasca, e c'è l'orgoglio di mostrargli questo frutto del sacrificio di dirigenti, allenatori, genitori, ragazzi. Il fatto che monsignor Beschi sia qui con noi ci riempie d'onore». Andreoletti cede emozione e microfono a monsignor Beschi e il vescovo torna ragazzo, attorno a un pallone. «Sono stato curato di due oratori, in uno il campo da calcio era grande come un francobollo, nulla di paragonabile a questo – sorride –, ma anche se come giocatore non ero un granché, sport e musica hanno sempre fatto parte della mia vita, e questo modo d'intendere lo sport in maniera particolare. Da fuori c'è sempre grande sorpresa quando vediamo emergere squadre con le caratteristiche dell'AlbinoLeffe, ma io vedo questo centro e vedo la passione, la serietà del lavoro. Nello sport professionistico conta il risultato ma la vittoria non è solo quella del campo, è quella del lavoro compiuto seriamente, è la soddisfazione dello sforzo fatto anche in nome dei più piccoli. E qui vedo tutto questo».

È la stoffa morale quella che attira monsignor Beschi, e l'AlbinoLeffe, dice il vescovo, è un buon sarto. «Sicuramente qui ci sono ragazzi che avranno la stoffa del campione, ma noi tutti dobbiamo avere la stoffa degli uomini, perché tutti quanti siamo misurati sullo spessore della nostra umanità. Qui questo spessore non viene predicato, viene praticato. Vi auguro di poterlo fare con successo e soprattutto con soddisfazione». La soddisfazione di Mondonico è il fatto che «un principe della Chiesa scenda in mezzo a noi in un momento come questo», quella del capitano Ruben Garlini e del piccolo Marco Colombo è un pallone con le firme dei giocatori che il vescovo stringe forte tra le mani e poi dice scherzando che magari lo tirerebbe volentieri, un calcio di rigore, prima di promettere che presto farà visita anche all'Atalanta.
Simone Pesce

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