Lettera di un cittadino a Tentorio:
«No alla vendita delle azioni A2A»

«Caro Sindaco, ho letto velocemente il bilancio di previsione del Comune di Bergamo per l'anno 2010. Bisogna dire che la lettura del “librone” in genere non appassiona, sia perché infarcito di freddi numeri e sia perché sappiamo che il documento viene redatto quasi esclusivamente dagli uffici, in quanto sia le spese che i ricavi, in massima parte, sono rigidi e storicizzati, e un'amministrazione riesce ad incidere politicamente su di esso al massimo nel 10%.

Mi hanno però colpito due dati. Il disavanzo della gestione di 11,5 milioni di euro (per onestà devo dire che ci può anche stare) verrebbe finanziato per i tre quarti con l'impiego di 7,5 milioni di euro di oneri di urbanizzazione. Mi era sembrato di capire, sia dal programma elettorale sia dalle linee guide, che la nostra amministrazione comunale avrebbe puntato sugli investimenti, mentre constatiamo che subito le entrate tributarie, gli oneri di urbanizzazione appunto, che per legge e per definizione devono essere destinate alla realizzazione di opere pubbliche, vengono utilizzate per coprire il disavanzo corrente.

L'altro dato, che è correlato al primo, è l'importo destinato alle opere pubbliche e il loro finanziamento. Questa amministrazione ha previsto opere pubbliche per 44 milioni di euro (un importo sicuramente inferiore a quello medio dei bilanci di previsione della passata amministrazione e sappiamo che in genere solo un 40% di tali opere arriveranno a consuntivo). Leggo poi, che solo per 2,5 milioni vi è una certa copertura finanziaria, mentre per 6,5 milioni si aspettano contributi statali e per 10 milioni si pensa di stipulare nuovi mutui. E comunque solo per la metà delle opere programmate vi è una chiara indicazione in bilancio delle poste attive. Per il resto si indica generalmente che si ricorrerà ad alienazioni.

Ho letto sulla stampa che Lei ha intenzione di vendere tutte o una parte delle azioni possedute dal Comune in A2A. Oggi tale pacchetto azionario ammonta a quasi 90 milioni di euro, ma tale cifra potrebbe anche sensibilmente aumentare, se l'economia nazionale, come si dice, inizierà a riprendersi e con esso anche il valore delle aziende, principalmente quindi quelle quotate in borsa. Vendere, però, comporterebbe non ricevere più gli utili, che hanno consentito ai nostri bilanci di sopravvivere.

A2A e in precedenza la sua progenitrice ASM hanno distribuito utili molto rilevanti ed anche quelli di questo anno, di circa 4,5 milioni di euro, evidenziano un rendimento per il capitale attuale di oltre il 5%. Ora io Le chiedo, signor Sindaco, quale investimento Lei conosce che genera un interesse o un rendimento per una famiglia italiana del 5%, quando sappiamo che i titoli di Stato non arrivano neppure alla decima parte e cioè allo 0,5%.

L'altro giorno sono andato nell'ufficio postale del mio quartiere per chiedere di poter riscuotere il valore di un buono che avevo acquistato 20 anni fa. La direttrice, dopo averlo visto, mi ha detto: «Questo buono le dà un rendimento del 6%. Oggi incassare il capitale sarebbe da scriteriati». Non l'ho incassato. Cordialmente, un suo amministrato».
Luigi Riccardi

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