L'hospice compie dieci anni
Accolti finora duemila pazienti

Niente scienza, ma umanesimo. Niente addetti ai lavori, ma la città intera, a cominciare dai malati e dai loro familiari, perché questo non è un braccio della morte, perché qui si curano i vivi, non i morti. E' la filosofia - largamente condivisibile – con cui l'Istituto Beato Palazzolo di via San Bernardino ha scelto di festeggiare – sì, festeggiare, perché il saper «accogliere fino all'ultimo» è una «festa» per il cuore e per lo spirito – i dieci anni del proprio hospice, dodici posti letto (più tre di day hospital) destinati a proteggere e a custodire la vita e la dignità (umana e spirituale) dei malati terminali, fino all'ultimo respiro.

In campo, dunque, per far festa, non scenderanno camici bianchi, ma pellicole cinematografiche, uno spettacolo teatrale e tanti «pensieri», per riflettere insieme sulle grandi esperienze che in questo intimo e delicato passaggio della vita attraversano l'anima dei medici, degli infermieri e dei volontari che assistono i pazienti, oltre che dei pazienti stessi e dei loro familiari.

«La cura e l'assistenza degli ammalati, in particolare di quelli inguaribili – spiega il direttore generale del Palazzolo, Edoardo Manzoni – è sempre stata una delle priorità della casa di cura Palazzolo, che si fonde con la missione dell'istituto delle Suore Poverelle. Un'occasione speciale, poi, per far conoscere alla città l'associazione "Con te", 35 volontari che si alternano al letto del malato con rispetto, disponibilità e dedizione».

Ad oggi l'hospice del Palazzolo ha accolto oltre duemila malati con una équipe di due medici, una caposala, cinque infermieri professionali, otto operatori sociosanitari, una psicologa, una musicoterapista e un cappellano.
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