Dai docenti e associati ai ricercatori, dai lettori di madrelingua al personale tecnico-amministrativo: non è mancato proprio nessuna delle componenti che rappresentano l'Università di Bergamo, nella mattinata di martedì 18 maggio all'assemblea di tre ore che si è tenuta nelle aule di via dei Caniana. Presente anche il rettore dell'ateneo Stefano Paleari, con la soddisfazione dei sindacati e del personale universiario.
Durante l'incontro si è fatto il punto sulla cattiva condizione in cui versano le università per effetto dei tagli al finanziamento in parte già attuati, ed in parte da attuare nel 2011 e 2012. «Nella settimana nazionale di mobilitazione di tutti gli Atenei del Paese, dal 17 al 22 maggio, lanciata da tutte le organizzazioni sindacali e universitarie, anche nella nostra città i lavoratori dell'ateneo si sono incontrati per discutere e far sentire il loro dissenso» ha dichiarato Tobia Sertori, segretario generale provinciale della Flc-Cgil di Bergamo. Le ragioni della protesta - fa sapere il sindacato - sono legate alle difficili condizioni che vivono ogni giorno i docenti e il personale universitario, in seguito ai tagli effettuati dalla riforma Gelmini: «Già oggi molte università sono in una condizione di deficit crescente che impone il taglio dei corsi, dell'offerta formativa, della ricerca; in qualche caso hanno annunciato l'impossibilità a breve di pagare gli stipendi al personale - continua Sertori -. Nonostante l'Università di Bergamo sia stata inserita nella classificata delle università più virtuose, il Ministero non agisce con conseguenti finanziamenti di riconoscimento, anzi la declassifica». L'ateneo di Bergamo è collocato al quarto posto della classifica recentemente stilata dal Miur, ma rispetto alle altre università italiane di pari dimensioni e qualità è collocata in fondo alla classifica dei finanziamenti. Con 14.377 studenti nel 2009, pari allo 0,81% del totale nazionale, ha ricevuto finanziamenti dal Fondo di finanziamento ordinario per 36 milioni di euro. A Bergamo spetterebbero invece circa 50 milioni di euro: «E questi tagli ricadono sui salari dei lavoratori e bloccano le assunzioni, fondamentali in un'università come la nostra» prosegue Sertori.
«Per questo motivo l'asseblea ha analizzato la riforma Gelmini e sono previsti nuovi appuntamenti per studiare nel dettaglio i cambiamenti - continua Sertori -. Il tema sarà infatti ripreso nelle contrattazioni di Ateneo e dai docenti è arrivata la richiesta, che ha visto il consenso del rettore, di organizzare un'assemblea i primi di giugno per informare tutta la categoria delle ricadute che avrà la riforma».
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