Il caso: benzina più cara
per finanziare i treni al Sud

Signori in carrozza! Magari tutta nuova, magari arrancando su qualche oscura linea del profondo Sud, magari pagata con l'aumento della benzina (anche) a Bergamo e dintorni... Che dire, nell'attesa del federalismo che sarà, certe logiche sembrano non cambiare mai. Purtroppo.

L'antefatto: alla Camera arriva una proposta di legge dell'opposizione, firmata dal frusinate Michele Pompeo Meta (Pd) che prevede l'attribuzione di un contributo quindicennale di 300 milioni euro l'anno alle Ferrovie. E fin qui... Lo scopo è migliorare il parco rotabile al fine di spostare quote di traffico dalla gomma al ferro. Lodevole, niente da dire...

Solo che poi, spulciando tra le righe, si scopre che le carrozze sarebbero destinate con particolare riguardo alle aree del Mezzogiorno. Dove sì in taluni bacini (Napoli, Salerno, Bari) c'è un discreto traffico, ma nulla di paragonabile a quello dei nodi di Milano, Torino, Bologna dove i pendolari viaggiano schiacciati come sardine e in carrozze semplicemente indegne.

Dulcis in fundo, la copertura finanziaria del provvedimento: l'aumento di 10 euro ogni 1.000 litri delle aliquote di accisa dei carburanti. In pratica, per farla breve e rischiando anche di peccare di un certo leghismo di maniera, la benzina aumenta per tutto il Paese, ma i treni finiscono al Sud, dove il mercato è quello che è. E a volte manco c'è.

Diseconomico, nella migliore delle ipotesi: roba da saltare sui binari, dal punto di vista di un pendolare medio di queste latitudini. La proposta di legge passa le varie Commissioni (talvolta con osservazioni) e poi arriva in aula, e qui dal lato della maggioranza si comincia a fiutare odore di bruciato. «Niente da dire sull'opportunità di proseguire nella politica già avviata di potenziamento della rete locale dei trasporti», spiega Gregorio Fontana (Pdl) intervenuto sul tema lunedì chiedendo il ritorno in Commissione della proposta e che ricorda «i 2 miliardi di euro già stanziati da Trenitalia e dal ministro Altero Matteoli lo scorso settembre per il trasporto pendolari».

Come dire che l'intento è lodevole, ma l'ipotesi di legge solleva qualche perplessità. Ad essere buoni. «Finanziare il rafforzamento del trasporto attraverso l'aumento della pressione fiscale, cioè con l'aumento della benzina, suona un po' come una beffa. Lo è poi in questa congiuntura, mentre ci apprestiamo ad avviare una sessione di bilancio in un contesto globale altamente critico dal punto di vista economico e finanziario».

In realtà non sarebbe la prima volta che il potenziamento del trasporto pubblico viene finanziato con un ritocchino alle accise, ma forse questo non è proprio il momento adatto. Ma soprattutto, al di là del bon ton politico di maniera, il problema è che con questo impianto legislativo si paga al Nord per finanziare i treni al Sud. Il che, vista la situazione poco allegra dei nostri pendolari si commenta da solo...

Senza contare i rischi che il fondo venga gestito direttamente da Trenitalia, con tanti saluti alle Regioni. Per questo Fontana abbozza una proposta: «Sarebbe meglio rifinanziare il fondo per la promozione e il sostegno dello sviluppo del trasporto locale, dando la disponibilità dei fondi alle Regioni». Ma soprattutto «considero un errore definire a priori se finanziare il Nord o il Sud: meglio sarebbe individuare criteri di intervento come quello del numero di chilometri o dei passeggeri».

Che alla fine è un elegante modo per investire dove c'è più mercato... Morale, proposta stoppata e si ritorna dritti in Commissione, con Fontana (delegato dal Pdl a dirimere la questione) alla ricerca di una soluzione che salvi capra e cavoli, ovvero che escluda aumenti delle benzina e treni nuovi diretti al Sud. Sperando che la lobby trasversale degli onorevoli meridionali non faccia qualche scherzetto.
 Dino Nikpalj

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