La lettera: «È questo lo sport
che insegniamo ai nostri ragazzi?»

«Quanta amarezza nutre il mio cuore, quanta delusione abita la mia mente, mentre mi accingo a scrivere queste righe che vogliono essere una semplice ma forte e chiara riflessione. Ho sempre nutrito profondo rispetto e stima verso il Csi, in particolare verso il Csi di Bergamo, e verso tutti i valori buoni e positivi che con tenacia continua a portare avanti per far uscire il bello dello sport e per far crescere le nuove generazioni con il giusto spirito e il giusto valore da dare allo sport».

«Condivido pienamente la missione del Csi e il suo tenace desiderio di rendere lo sport sempre più palestra per far crescere i nostri ragazzi secondo i valori del rispetto, della lealtà, dell'onestà, del divertimento a prescindere dal risultato finale, mossi dal motto «l'importante è partecipare non vincere».

«Certo, lo so anch'io, che nello sport ci deve essere un po' di sano agonismo, ma questo non deve trasformarsi in mancanza di rispetto verso gli avversari, lo so anch'io che nello sport ci si deve porre l'obiettivo di vincere, ma questo lecito obiettivo non deve essere barattato con la poca lealtà e la poca correttezza, non deve essere raggiunto costi quel che costi».

«E se tutto questo vale per ogni grado e categoria di competizione sportiva, è ancor più vero e ancora più da valorizzare e da curare nei livelli dove a giocare non sono adulti o professionisti, ma dove a giocare sono bambini e ragazzi, i nostri bambini e i nostri ragazzi».

«Allora, la vera vittoria consiste nel creare un gruppo affiatato, un gruppo bello dove si respira l'amicizia, l'allegria, la gioia di una trionfo e la condivisione di una sconfitta; è giusto aspettarci che questi ragazzi diventino ogni giorno sempre più bravi giocatori ma, la vera vittoria consiste soprattutto nel vedere questi ragazzi diventare sempre più brave persone, oneste persone, buone persone per diventare poi bravi e onesti cittadini».

«Lo sport per i nostri ragazzi, oltre ad essere il giusto luogo del divertimento e dello svago, deve essere la palestra dove coltivare buoni rapporti, dove far crescere i veri valori che rendono la vita buona. E in questa crescita, i nostri ragazzi devono necessariamente essere aiutati dai genitori e dai propri allenatori che hanno la responsabilità di essere veri e propri maestri ed educatori».

«Quanto più un allenatore avrà a cuore la cura della crescita del proprio atleta e non soltanto la posizione della propria squadra nella classifica del campionato, tanto più questo ragazzo imparerà il modo giusto di vivere lo sport, di stare nel mondo, con gli altri, capace di portare i valori respirati sul campo nella sua vita quotidiana».

«Credo davvero che in questo il Csi sia in modo particolare attento ai principi fin qui argomentati. Ed è per questo che nutro nel cuore tanta amarezza e delusione quando sento che durante una partita dei playoff dove gli atleti sono ragazzi di seconda e terza media, si assiste ad uno spettacolo assurdo e tristemente grave, dove l'allenatore di una squadra deride e insulta più volte i dirigenti dell'altra, dove il pubblico inveisce contro la squadra avversaria in modo molto pesante, dove le stesse ragazze sotto rete si prendono il lusso di insultare le loro avversarie, dove le due tifoserie si lanciano insulti assolutamente gratuiti e manca davvero poco per far scoppiare una rissa, dove l‘allenatore invita un genitore della squadra avversaria a vedersi fuori dalla palestra dopo la partita per regolare i conti!!!»

«Quanta tristezza! Quanta amarezza! Quanta poca coerenza! Che occasione sprecata ancora una volta, l'ennesima, per fare vivere ai nostri ragazzi la bellezza dello sport, per esaltare le capacità, le qualità e la bravura di ciascun singolo, per godersi lo spettacolo di una bella partita, per assaporarsi il gusto della vittoria».

«Che occasione ancora una volta persa per far capire ai nostri ragazzi che lo sport vero non è quello degli scontri fuori dallo stadio, non è quello fatto da insulti che possono portare addirittura ad ammazzare una persona (l'assurdità dei fatti di cronaca degli ultimi giorni)… Che occasione resa vana per testimoniare ai nostri ragazzi la centralità e il valore unico e fondamentale da dare alla persona, ad ogni persona, dicendo con i fatti che nello sport non ci sono nemici da insultare e deridere, ma solo avversari da rispettare».

«Quando ci convinceremo che la prima regola dello sport non è la classifica, ma la voglia di giocare, la passione, il sacrificio, lo spirito di gruppo, la lealtà sportiva? Quando capiremo che lo sport è un'occasione importante e fondamentale per trasmettere ai nostri ragazzi i valori veri su cui fondare la propria esistenza? Purtroppo anche lunedi sera abbiamo assistito ad uno spettacolo triste e grave, molto grave… abbiamo assistito ad una sconfitta dello sport, del Csi e dei suoi nobili valori…».

«Forse un po' tutti dovremmo recuparere il senso vero e buono dello sport e dovremmo imparare la lezione dai tifosi del Bayern Monaco i quali, sabato sera, nonostante avessero appena perso la Champions League (e non i playoff di ragazzine delle medie!!!), in piedi, hanno rispettosamente applaudito i loro avversari: davvero una bella lezione di cui farne prezioso tesoro!!!».

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