Nuova bandiera della Provincia:
tutta verde, con «Bèrghem»

È di nylon nautico, resistente a vento e intemperie, ma finirà ad alta quota. Domenica 30 maggio, in occasione dell'inaugurazione della targa dedicata a Papa Giovanni XXIII, il presidente della Provincia Ettore Pirovano e l'assessore alle Politiche montane Fausto Carrara la isseranno al rifugio Cà San Marco, per la prima volta, la nuova bandiera di via Tasso.

Dopo il can can sollevato dal cambio di colore della fascia presidenziale (il giallorosso esibito nelle iniziative locali che ha affiancato l'istituzionale blu), c'è da scommettere che anche il debutto del vessillo approvato lunedì scorso in Giunta non passerà inosservato.

Come si presenta? Sfondo verde (più consono al partito al comando) con stemma provinciale in mezzo (diviso tra l'aquila nera «incoronata» e il cervo d'oro che salta) e la scritta «Provincia di Bergamo». In pratica il gonfalone riproposto in orizzontale, se non fosse per un dettaglio: il padanissimo «Bèrghem» messo sotto.

Una vera e propria «ossessione» leghista, che dopo la comparsa all'ingresso del palazzo di via Tasso e sui cartelli turistici della provincia, ora viene stampato anche qui. Di siffatte bandiere, al momento, ne esistono solo due esemplari (uno verrà appunto issato alla Ca' San Marco, l'altro non si sa ancora dove finirà), ma esisterebbe già un accordo di massima tra Provincia e Cai per mettere le prossime copie sui pennoni dei rifugi (il materiale resistente è stato scelto apposta), un po' a marcare i confini orobici.

A limitare l'«edizione» (a Bilancio di previsione 2010 già approvato) è il costo: circa 60 euro cadauna (comprensivi della spesa per l'impianto). «La vecchia bandiera aveva troppo rosso», spiega la novità il presidente Pirovano, precisando, però, che in realtà una bandiera ufficiale di via Tasso non c'è mai stata. Ogni presidente, insomma, ha fatto un po' da sè, con l'ultima versione che prediligeva appunto il rosso e il giallo. «La nuova bandiera – entra nei dettagli l'assessore Carrara – è stata decisa nell'ultima Giunta, ma non è ancora stata "istituzionalizzata" dagli enti competenti romani. Non può quindi essere usata per cerimonie o occasioni ufficiali, mentre non ci sono controindicazioni per essere issata sui rifugi. Buona parte dei rifugisti si è già dichiarata disponibile. Il costo di produzione verrà abbattuto sulle quantità che potranno in seguito essere richieste, ma il tessuto è di nylon nautico, resistente, in modo che le bandiere non debbano essere buttate via dopo due giorni».

In attesa di vederla sventolare per la prima volta, non mancano però le reazioni. «Non mi turba il fatto che ci sia la scritta Bèrghem – commenta il capogruppo del Pdl in Consiglio provinciale Giuseppe Bettera –. Certo "Bergamo" era più internazionale, però non mi sembra niente di grave su cui fare polemica, i problemi sono altri». E anche lui si lancia in una metafora «marittima»: «È normale che quando si cambia il capitano voglia ammodernare la nave».

Altro registro quello delle opposizioni. «Evidentemente non era urgente l'esposizione del Tricolore, ma la nuova bandiera della Provincia sì», ironizza il capogruppo del Pd Franco Cornolti, riferendosi all'ordine del giorno, presentato-ritirato dal Pdl (non senza qualche mal di pancia leghista) e poi riproposto dai Democratici, per chiedere di lasciare esposti i Tricolori dopo l'adunata degli alpini.

«Nel prossimo Consiglio – annuncia Cornolti – presenteremo anche una mozione per chiedere le iniziative che la Provincia intende organizzare per il 150° dell'Unità d'Italia. Certo i bergamaschi non hanno bisogno della scritta "Bèrghem" per sapere di essere a Bergamo, mentre per gli altri sarebbe più utile la scritta in italiano».

E Vittorio Milesi (Lista Bettoni): «Se pensano che i problemi dei bergamaschi sia il "Bèrghem" sono messi davvero male. Si confrontino sulle questioni vere, e non facciano leva su queste cose che niente hanno a che vedere con i problemi dei bergamaschi».

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