Il parroco: una politica di affitti
per attirare a Longuelo i giovani

La festa di Sant'Antonio che prenderà il via a Longuelo il 2 giugno, è nata dieci anni fa dall'esigenza di creare nel quartiere un luogo e un momento di appartenenza e socializzazione. Un'esigenza che ancora oggi, nella comunità, è sentita molto fortemente. Ce lo racconta don Massimo Maffioletti che a Longuelo è parroco da poco meno di due anni.

Siamo di fronte a un quartiere senza identità?
«La mia lettura è parziale, perché sono in questo quartiere che amo moltissimo, da troppo poco tempo. Però la risposta è sì. Nel senso che Longuelo ha perso quelle caratteristiche antiche di piccolo paese. Oggi appartiene sempre più alla città e presenta, quindi, tutte quelle dinamiche di anonimato, difficoltà a costruire relazioni che sono tipiche di una città. Per usare un concetto attuale, si può parlare di una forma di liquidità sociale che attraversa e coinvolge la comunità. E se guardiamo alla storia del quartiere, anche la sua costituzione non ha certo favorito il formarsi di un'identità».

Perché?
«Il nucleo storico di Longuelo, quello che ruota intorno alla chiesa “vecchia”, era rappresentato da una popolazione contadina e popolare. A questo si è aggiunta una forte immigrazione dal sud, per motivi di lavoro, di persone che poi si sono inserite nell'apparato pubblico e, a completare la formazione del quartiere, ci ha pensato una parte di popolazione che da Città Alta è “scivolata” verso il basso. Siamo a cavallo degli anni '60 e '70, ma queste tre diverse tipologie hanno faticato a integrarsi».

Possiamo definirlo un quartiere vecchio?
«Tendenzialmente lo è diventato. È un quartiere molto bello e molto costoso che, proprio per quest'ultimo motivo, spinge i giovani ad abbandonarlo. Inevitabile l'appello alle istituzioni locali perché intraprendano una seria politica della casa e degli affitti».

Torniamo alla festa del copatrono…
«È l'unico momento di festa nel quartiere. L'occasione per dare un'ossatura all'appartenenza a una comunità. Stiamo cercando di costruire questa identità: la festa è uno strumento, Longuelo Comunità è un altro».

Longuelo Comunità è l'organo di informazione della parrocchia. «Qualcuno lo critica perché ha un taglio troppo politico, non si occupa “strettamente” di una Chiesa impegnata nella cura delle anime e dei sacramenti. È il giornale della comunità, aperto a tutti. Scriviamo quello che il quartiere fa o non fa, senza pregiudizi. In parrocchia sto cercando di lavorare sul fronte interno per la formazione di un buon laicato e all'esterno per far capire che la comunità cristiana è un punto di riferimento. Il giornale ha questo obiettivo. Non ha senso preoccuparsi di avere la gente solo alle Messe. I cristiani devono essere presenti sul territorio, in ogni ambito e a servizio dell'uomo, per costruire convivenze cordiali».
 Mariagrazia Mazzoleni

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