Operazione contro la 'ndrangheta
Un arresto anche a Caravaggio

C'è anche quella relativa a un calabrese residente a Caravaggio - C. A., 34 anni - tra le 52 esecuzioni di ordinanza cautelare in carcere eseguite la notte scorsa contro presunti affiliati a potenti cosche della 'ndrangheta che operano nella zona di Palmi e che erano riusciti a infiltrarsi negli appalti per i lavori di ammodernamento dell'autostrada A3.

Le famiglie colpite dall'operazione sono quelle dei Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano e Bruzzise-Parrello contrapposte in una sanguinosa faida tra gli anni '80 e '90 e anche più recentemente. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, omicidi ed estorsione. Le cosche, secondo quanto si è appreso, grazie ad alcune imprese collegate agli affiliati erano anche riuscite ad ottenere alcuni lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Il calabrese residente a Caravaggio - arrestato nella sua abitazione alle 4 di martedì dagli agenti della Squadra Mobile di Bergamo su richiesta di quella di Reggio Calabria- è accusato di associazione mafiosa ed estorsione. In particolare, l'uomo sarebbe accusato di essere un affiliato della famiglia Costa-Gallico e di essere stato mandato a Palmi per intimidire i proprietari di un immobile che interessava alla «famiglia» perchè abbassassero il prezzo di vendita. L'immobile, acquistato aper 150 mila euro, era in vendita a 200 mila euro.

Le cosche della 'ndrangheta di Palmi imponevano una tangente del 3% alle imprese appaltatrici e la fornitura del calcestruzzo. È quanto è emerso dall'inchiesta condotta dalla squadra mobile di Reggio Calabria e coordinata dalla Dda, che stamani ha portato all'arresto di 52 presunti affiliati alle cosche Gallico-Morgante-Sgro-Sciglitano e Bruzzise-Parrello. Grazie ad imprese collegate direttamente alle famiglie, la 'ndrangheta palmese era così riuscita a mettere le mani sugli appalti per i lavori sulla A3.

Un sistema che andava a discapito dell'economia sana, completamente tagliata fuori dalle imprese colluse che approfittavano del potere mafioso che era alle loro spalle per ottenere i lavori di subappalto. Il meccanismo era già venuto alla luce nel 2007 con l'inchiesta, condotta sempre dalla mobile reggina, contro le 'ndrine di Rosarno, Gioia Tauro e Limbadi (Vibo Valentia) ed è stato confermato con l'indagine di adesso. I lavori in questione sono quelli del quinto macrolotto che interessano il tratto compreso tra Gioia Tauro e Scilla. L'arrivo dei lavori nella zona di Palmi e gli appetiti per gli affari che ciò comportava, tra l'altro, secondo quanto emerso dalle indagini, aveva portato a una ripresa dei focolai di violenza tra le cosche della zona, contrapposte, negli anni '80 e '90, in una sanguinosa faida che aveva provocato decine e decine di morti.

L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, dall'aggiunto Michele Prestipino e dal pm Giovanni Musarò.

Sono una decina gli omicidi commessi nella faida di Palmi su cui gli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria hanno fatto luce. Tra le 52 persone arrestate stamani, infatti, secondo quanto si è appreso, vi sarebbero mandanti ed autori di una decina di delitti compiuti tra gli anni '80 e '90, quando la faida raggiunse il massimo della violenza, ma anche più recentemente. Lo scontro tra le cosche Gallico-Morgante-Sgrò- Scigliano da una parte e Bruzzise-Parrello dall'altra, ha provocato decine e decine di morti. Secondo gli investigatori, gli appetiti delle due consorterie per gli appalti dei lavori di ammodernamento della A3 avevano portato, recentemente, ad una riacutizzarsi della tensione con nuovi delitti.

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