«Siamo rimasti in mutande»
Il Pd protesta contro la manovra

Il Pd ha tirato fuori bandiere e megafoni e nel tardo pomeriggio di venerdì è tornato a mescolarsi tra la gente, in via Tasso, «perché non ne possiamo più, ci sono rimaste solo queste», hanno detto i sindaci sventolando le mutande, appese anche tutt'intorno (gesto poco elegante, ma che rende l'idea).

Simbolo di una manovra «che è la pietra tombale sui Comuni e il federalismo fiscale»: 36 milioni di euro di tagli sugli enti locali bergamaschi, quasi 700 milioni sulla Regione quest'anno, ricorda il segretario lombardo Maurizio Martina, con uno «scontrino» in mano che calcola tutte le voci sforbiciate (dal trasporto all'edilizia residenziale pubblici).

Oltre cinquanta, tra amministratori, rappresentanti dei circoli e stato maggiore dei Democratici, si sono dati appuntamento non a caso sotto il palazzo della Provincia, perché il bersaglio è soprattutto la Lega. «Il Pd non deve stancarsi di scendere in strada per smascherare le bufale del Carroccio, vicino ai territori solo a parole. Non ne possiamo più. Pirovano, Bossi, Formigoni, dove siete? Battete un colpo, vi fate vedere solo per prendere i voti», intervengono per tutti i «colleghi» il primo cittadino di Scanzorosciate Massimo Alborghetti col vice Davide Casati.

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