Bergamo, Di Pietro vs Berlusconi
Per il premier niente processo

La giunta alle autorizzazioni a procedere della Camera ha detto no al processo per diffamazione contro Silvio Berlusconi, querelato da Antonio Di Pietro dopo le insinuazioni sulla presunta laurea falsa dell'ex pm che il premier aveva fatto durante la trasmissione televisiva «Porta a porta» (il leader dell'Italia dei Valori è residente a Curno e si presume che abbia visto lì il programma, per questo il fascicolo è stato istruito dalla Procura di Bergamo).

Berlusconi, ha stabilito la Giunta con i voti della maggioranza, aveva parlato da deputato e dunque il caso rientra fra quelli dell'insindacabilità prevista dall'articolo 68 della Costituzione per le affermazioni dei parlamentari nell'esercizio delle loro funzioni.

A spedire il fascicolo bergamasco alla Giunta per le autorizzazioni era stato nei mesi scorsi il gup Patrizia Ingrascì su sollecitazione del difensore del premier, l'avvocato Piersilvio Cipolotti (foro di Padova, studio Niccolò Ghedini) che aveva sollevato la questione di insidacabilità in udienza.

Ora la palla passa alla Camera dei Deputati: se approverà la decisione presa mercoledì dalla Giunta, le affermazioni di Berlusconi saranno dichiarate insindacabili. E al gup Ingrascì non resterebbero che due strade: prendere atto e prosciogliere il premier, oppure sollevare una questione di incostituzionalità e sottoporre gli atti alla valutazione della Suprema Corte.

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