Freccia orobica, rientro a mezzanotte
Si rompe il pantografo nel Mantovano

Non c'è pace per la Freccia Orobica. Ieri, sul tragitto del ritorno, il pantografo (lo strumento utilizzato dai locomotori per prelevare l'energia dalla linea elettrica) ha subito un guasto mentre il treno si trovava nelle campagne mantovane. La conseguenza è stata la fermata obbligata nella stazione di Poggio Rusco e un'attesa forzata di quasi due ore per centinaia di passeggeri, gran parte dei quali bergamaschi.

Il treno, gestito da Ferrovie Emilia Romagna, era partito regolarmente da Pesaro, proseguendo regolarmente la sua corsa lungo le note stazioni adriatiche (Cattolica, Misano, Riccione, Rimini, Igea Marina, Bellaria, Gatteo a Mare, Cesenatico, via via verso nord fino al lido di Classe). Il viaggio è arrivato senza intoppi fino a Sermide (Mantova).

Da qui, secondo le testimonianze di alcuni viaggiatori, il treno è ripartito a singhiozzo, fino a quando, alle 19, è stato costretto a fermarsi del tutto pochi chilometri più a nord, a Poggio Rusco. A quel punto è risultato evidente che il treno non sarebbe ripartito tanto presto. Dopo qualche tempo di attesa e qualche protesta da parte dei viaggiatori, il personale della Freccia Orobica ha avvisato che il guasto al pantografo sarebbe stato risolto entro un paio di ore e che, in alternativa all'attesa, chi voleva poteva raggiungere Verona con un treno locale e da lì Bergamo.

In molti, però, non se la sono sentita di prendere il treno per Verona. «Avremmo dovuto cambiare almeno due volte: la prima a Verona e la seconda a Brescia, per raggiungere Bergamo, con il dubbio di perdere qualche coincidenza e di rimanere a terra di nuovo». Così, in molti hanno preferito affrontare la lunga attesa.

Da Ferrara, nel giro di un paio d'ore, sono arrivati i tecnici per riparare il pantografo e intorno alle 21,40 il convoglio si è rimesso in moto, rientrando a Bergamo intorno alla mezzanotte, con due ore di ritardo. La stagione, per il treno del mare dei bergamaschi, non è partita certo nel migliore dei modi.

L'ultimo intoppo si è verificato lo scorso 27 giugno, quando, sempre per un guasto di natura elettrica, il convoglio era stato dimezzato con il risultato di ammassare tutti i viaggiatori con le valigie su due soli vagoni. E il giorno del debutto, domenica 13 giugno, il treno era stato preso d'assalto e, giunto a Rovato, aveva subito tre ore di stop, causa sovraffollamento. Si era dovuti ricorrere al supporto di autobus, per trasportare a destinazione almeno una parte dei passeggeri.

Il tutto fra le proteste: alla stazione di Rovato erano intervenuti carabinieri, agenti della polfer, persino la protezione civile a distribuire bottigliette d'acqua e personale sanitario a misurare la pressione ai viaggiatori più anziani. Senza dimenticare il caos sulle prenotazioni dei posti: inizialmente la possibilità di prenotare era stata prevista, almeno per chi partiva da Bergamo e Brescia, ma ai passeggeri che si recavano in biglietteria veniva risposto picche. Poi sembrava che l'equivoco fosse stato risolto. Infine la doccia fredda: le verifiche condotte da Fer con Trenitalia hanno dato esito negativo.

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