Procura, rischio di distacco
per 7 lavoratori bergamaschi

Dieci ore fuori casa, per lavorare su turni di 6 ore che non danno diritto né a buono pasto né a pausa pranzo: è quello che potrebbe capitare a sette lavoratori della Procura di Bergamo, un cancelliere e sei operatori giudiziari. È il personale richiesto dal presidente della Corte d'Appello di Brescia per coprire carenze d'organico alla Procura di Cremona e al Tribunale di Brescia.

I «sostituti» dovrebbero essere quindi trovati - restando all'interno del distretto, a Bergamo o a Mantova. Preoccupati, una trentina di lavoratori (dei 47 al lavoro in Procura a Bergamo) hanno inviato un appello al procuratore della Repubblica Adriano Galizzi per chiedere di esprimere parere contrario alla mobilità. Galizzi ha confermato di aver già scritto al presidente della Corte d'Appello di Brescia, illustrando la situazione bergamasca, cioè quella di una Procura già sotto organico.

Nella vicenda interviene ora anche la Fp-Cgil, che ha chiesto al procuratore Galizzi un incontro urgente. «Non se ne può davvero più - ha detto Giovanni Martina, Fp-Cgil di Bergamo -: per i lavoratori della Giustizia, come per tutti quelli del Pubblico Impiego, si bloccano salari, ci sono paghe da fame. I tagli di risorse che colpiscono il sistema Giustizia e ora questi casi di mobilità, che siamo certi saranno sempre più frequenti, danno il colpo di grazia a lavoratori già vessati da carichi e ritmi di lavoro al limite dello stress. Non è spostando a chilometri di distanza i lavoratori, da una sede all'altra, che si risolvono efficacemente le carenze strutturali di organico del sistema Giustizia».

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