Scontri in centro nel 2009
Condannati due antagonisti

Erano stati arrestati il 28 febbraio del 2009 nei disordini scoppiati in centro nel giorno dell'inaugurazione della sede di Forza Nuova in via Bonomelli. Dopo il presidio dei 300 militanti di estrema destra, infatti, una parte degli anarchici ed esponenti dei centri sociali si era scontrata con le forze dell'ordine.

Lunedì 5 luglio in tribunale per i due imputati è scattata la condanna a un anno con pena sospesa. Lorenzo Trombetta di Fino Mornasco (Como), che quel giorno era stato fermato con una mazza di ferro, era accusato di resistenza, porto d'arma impropria, e travisamento. Enzo Cereda, nativo di Sarnico ma residente a Seriate, pizzicato durante gli scontri con un martello nel calzino, doveva rispondere di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale ed è stato chiamato a risarcire con 2.500 euro l'unico agente ferito negli scontri (3 costole rotte dopo una gomitata) che si era costituito parte civile.

All'epoca dei fatti furono denunciati altri 57 partecipanti al corteo antifascista che si erano dispersi tra viale Papa Giovanni XXIII, via Paleocapa, e via Paglia. Verso le 18 di quel 28 febbraio avevano seminato il panico fra i passanti e gli automobilisti, lanciando bottiglie e altri oggetti, dopo che era stato loro vietata la possibilità di organizzare un corteo.

A quel punto erano partite le cariche di polizia e carabinieri. Era stato aperto anche un fascicolo per apologia di fascismo nei confronti di decine di esponenti di Forza Nuova. Lunedì il pm Lucia Trigilio per i due imputati aveva chiesto un anno e sei mesi: «Non si può sostenere che le forze dell'ordine sprangassero alla cieca – ha spiegato -, il loro scopo era solo quello di evitare il contatto fra le fazioni opposte. Sui dettagli e nel racconto del contorno che ha caratterizzato quella giornata i due manifestanti risultano poco credibili. Le testimonianze del Cereda, ad esempio, sembrano piuttosto inattendibili perché su diversi punti si contraddice con quanto raccontato al gip. Appare piuttosto inverosimile anche il fatto che per strada si possano raccogliere spranghe o bastoni».

«Le forze dell'ordine sono state protagoniste di tre atti arbitrari - ha ribattuto l'avvocato difensore Francesca Longhi - che giustificano la reazione dei due arrestati. Innanzitutto la sfilata dei militanti di Forza Nuova con bastoni, caschi, e saluti romani, vietata per legge, è stata permessa lo stesso. Le cariche delle forze dell'ordine, addirittura, erano nate dalla presunta rottura da parte dei manifestanti delle vetrine di viale Papa Giovanni che non si è mai verificata. Infine le modalità di carica degli agenti sono apparse piuttosto discutibili; basta visionare con attenzione le fotografie e i filmati che circolano in internet. Gli imputati hanno agito solo per difendere loro stessi e le altre persone. Per questo la nostra richiesta è l'assoluzione». «Le forze dell'ordine non hanno agito per quanto stava accadendo e per quello che effettivamente vedevano - ha aggiunto l'avvocato Silvana Scalise -, ma solo per l'ordine di carica ricevuto».

Dopo la sentenza del collegio - giudice Vito Di Vita, a latere Ilaria Sanesi e Federica Gaudino - non è mancato qualche attimo di tensione: uno dei venti presenti fra il pubblico ha espresso tutta la sua delusione, ad alta voce, senza far mancare qualche applauso ironico: «Complimenti - ha esclamato a muso duro nei confronti del collegio giudicante - questa è una Repubblica fondata sul fascismo». Il giudice ha fatto immediatamente identificare l'uomo dai carabinieri presenti in aula: sarà denunciato per oltraggio a magistrato in udienza.
 Vittorio Ravazzini

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