È morto l'avvocato Eugenio Bruni
Partigiano e principe del Foro

È morto questa mattina alla Clinica San Francesco l'avvocato Eugenio Bruni, storica figura del mondo partigiano bergamasco e principe del Foro di Bergamo. Aveva 92 anni, compiuti la scorsa domenica 11 luglio. Da tempo malato si è spento serenamente circondato dall'affetto dei familiari, tra cui l'ex sindaco di Bergamo Roberto Bruni.

I funerali saranno celebrati venerdì 16 luglio alle ore 10, al Cimitero Monumentale di Bergamo, nella sala dedicata alle commemorazioni civili.

Eugenio Bruni è stata una figura di grande rilievo per la nostra città. Ha guidato il Comitato antifascita di Bergamo dal 1996 sino alla fine del 2009. Uuno dei più autorevoli protagonisti dell'antifascismo militante e figura storica del socialismo della nostra terra, aveva molto amato questo ruolo:  «Un'esperienza stupenda - aveva detto qualche tempo fa ricordando il suo ruolo nel Comitato -: sono stati anni pieni di fatiche, ma anche carichi di entusiasmo e di speranze; soprattutto la speranza che non sia stata inutile la nostra fatica fondata sul desiderio di aver compiuto sino in fondo il nostro dovere».

A ricordarlo, qualche tempo fa, Salvo Parigi, presidente provinciale dell'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia) e vicepresidente del Comitato bergamasco antifascista: «Eugenio Bruni è una delle figure emblematiche di Bergamo per la lotta antifascista: è persona di grande autorevolezza, un punto di riferimento morale e di estrema correttezza di comportamento. Come presidente del Comitato è stato un simbolo e una guida: Bruni è un uomo di polso, sempre molto convinto nell'affermare le proprie opinioni, ma, nello stesso tempo, rispettoso degli avversari».

Eugenio Bruni è stato infatti uno dei più bei nomi dell'antifascismo bergamasco, che ha patito sulla propria pelle e su quella delle persone a lui più care la lotta per la democrazia. Venne condannato dal tribunale speciale fascista a due anni di carcere, poi scarcerato dopo il 25 luglio '43 e quindi catturato con il fratello Roberto durante la prima fase della Resistenza nelle zone del Lago Maggiore: dopo una sosta a San Vittore, fu trasferito nel lager nazista di Dachau e qui vide morire il fratello.

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