Rose bianche sul feretro
«Gianluca ci mancherai»

Con il cuore gonfio di dolore e con le lacrime agli occhi, familiari, amici, compagni di scuola hanno dato mercoledì, nella chiesa parrocchiale, uno straziante addio a Gianluca Capardoni, il sedicenne morto lunedì sera, a Pontirolo, in un incidente stradale.

Il funerale è stato celebrato da don Claudio Cacioli, direttore della Casa salesiana di Treviglio dove il sedicenne frequentava la terza classe del liceo scientifico sperimentale. In una chiesa tanto gremita da non riuscire a contenere tutte le persone accorse al funerale, oltre alla madre di Gianluca, Delia, e alla sorella Claudia, era presente anche il padre Fabrizio che il giorno dell'incidente del figlio si trovava in ospedale per un intervento ad una gamba: distrutto dal dolore l'uomo è stato per tutto il tempo della cerimonia funebre seduto su una sedia a rotella vicino al feretro bianco del figlio continuando a guardarlo e a toccarlo.

All'inizio del funerale don Claudio Cacioli si è rivolto a tutti i presenti sostenendo «che credere in Dio ora non solo è faticoso ma anche doloroso». Un dolore misto a rabbia «giustificato», ha poi spiegato durante l'omelia, e «che nel cuore può lasciare spazio all'amore e all'affetto solo se si pensa alla bontà di Gianluca».

Il direttore della Casa salesiana, presente insieme a molti compagni di classe di Gianluca, ai professori e al preside Giuseppe Pezzoni, ha conosciuto il sedicenne. «Era un'anima buona e preziosa – ha affermato – al quale chiediamo di sussurrare nel cuore di tutti noi le parole adatte che ci aiutino ad ascoltare la voce di Dio. Quella voce che ci dice che con la morte non perdiamo nessuno perché grazie a lui tutti resuscitano».

Don Claudio, dopo aver invitato tutti presenti «a non dimenticare nulla di ciò che abbiamo vissuto insieme a Gianluca», ha infine rivolto un saluto al sedicenne: «Adesso ti diciamo ciao Gianluca ma ci rivedremo». Un commovente «ciao Gianluca ci mancherai tanto» è stato pronunciato dal pulpito anche dagli amici del tennis del sedicenne che aveva come mito Nadal. Uno di loro, leggendo una lettera, ha ricordato la vitalità e la voglia di fare del ragazzo: «Quanti ricordi abbiamo di te. Non sappiamo scegliere quale sia più bello. Ogni tuo colpo di racchetta esprimeva sempre grande impegno e correttezza».

Gianluca oltre al tennis aveva anche altre due passioni: la sua moto Yamaha R 125 in sella alla quale ha avuto l'incidente che gli è costato la vita e che gli era stata regalata due mesi fa per il suo compleanno. E anche la montagna e lo sci. Il casco che utilizzava per andare a sciare ed anche la racchetta che solitamente utilizzava per giocare a tennis ieri sono state poste sul suo feretro bianco che, al termine del funerale, è stato portato fra gli applausi al di fuori della chiesa e poi nel cimitero di Canonica dove è stato tumulato.

Patrik Pozzi

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