Il cinese accoltellato in via Carducci
Il racconto di chi ha chiamato i soccorsi

«Era circa la mezzanotte e trentacinque. L'ha notato per prima, steso sul marciapiede dall'altra parte della strada, una mia amica con cui ero in auto. All'inizio pensavamo fosse ubriaco. Quando ci siamo avvicinate, dopo aver accostato l'auto e attraversato la strada, l'abbiamo trovato in una pozza di sangue. Era rannicchiato sul marciapiede con la schiena rivolta verso la strada e la faccia sull'asfalto. C'era piuttosto buio ma ho potuto vedere gli occhi semiaperti. È stato terribile».

Redona Kalaja ha ancora la morte di Leping Zhou negli occhi. È stata lei, l'altra notte, a chiamare il 113: «C'è il corpo di una persona asiatica, intorno ai 40 anni, che non da segni di vita» ha spiegato, con la voce rotta dal terrore, al centralinista di turno della polizia di Stato davanti al corpo del cinese rimasto ucciso in via Carducci.

«Non mi era mai capitato di assistere a una scena così orrenda» racconta ancora incredula la venticinquenne, nativa di Durazzo, in Albania, studentessa di Scienze della Comunicazione di massa e nuovi media alla Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Bergamo. «Nel frattempo si stavano avvicinando altre persone, attirate dalle grida: una ragazza in particolare, sconvolta, affermava di aver sentito urlare aiuto e, affacciandosi alla finestra, diceva di aver visto due giovani fuggire in direzione di Curno. Attorno al corpo dell'uomo ho visto tantissime monetine - spiega Kalaja - in sacchetti di plastica: segno evidente che l'uomo era stato inseguito e accoltellato a fine di rapina».

«È abituata alle deduzioni la giovane che proprio sabato scorso, in qualità di reporter, ha concluso l'esperienza di «On the Road 2010», il format educativo coordinato dalla Prefettura, raccontando e filmando in presa diretta tutto ciò che avviene sulle nostre strade. «I soccorsi - continua Kalaja - sono stati tempestivi. L'ambulanza è arrivata subito. Il personale del 118, credo per oltre una mezz'ora, ha tentato di rianimare l'uomo che, nel frattempo, era stato riconosciuto dai presenti come il titolare del Bar Carducci. Poi è arrivata anche la polizia. L'episodio mi ha sconvolto e non ho chiuso occhio per tutta la notte, e mi sono sentita particolarmente toccata perché io stessa lavoro come barista, al Cantina di via Colleoni, in Città Alta».

«Non è la prima scena di morte che vedo: qualche settimana fa, durante il tirocinio come reporter, sono intervenuta purtroppo sulla scena di un incidente mortale a Comenduno di Albino. Pur essendo la prima volta, ero sicuramente più cosciente di ora, poiché sono stata avvertita in anticipo e non ho osservato la scena in tutta la sua crudezza dato che soccorritori e forze dell'ordine erano già all'opera. Sabato sera invece, con la mia amica, arrivando prima di tutti, sono stata testimone di una scena orrenda e triste. Ma, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, nessuno ha fatto finta di non vedere e tutti si sono prodigati nel cercare e prestare aiuto».
 Alessandro Invernici

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