Il Parco delle Orobie in campo
contro l'estinzione di fiori e piante

La riproduzione di 5 mila individui di piante rare spontanee, che si trovano solo nella bergamasca, la raccolta di 20 specie significative di flora locale e la conservazione di ecotipi di mais coltivati solo nella bergamasca minacciate di erosione genetica. Sono queste le iniziative di tutela messe in campo dal Parco delle Orobie Bergamsche per il 2010, anno internazionale della biodiversità.

L'Italia è il Paese europeo più ricco di biodiversità con 57.468 specie animali (8,6% endemiche), 7.000 specie di flora vascolare (13.5% endemiche): ma molto di questo patrimonio si sta perdendo. Attualmente sono a rischio il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi, l'88% dei pesci di acqua dolce, il 15% della flora spontanea e anche molte delle piante coltivate, come le antiche varietà locali, ignorate dal mercato globale.

“Davanti a questa emergenza – dichiara Franco Grassi, Presidente del parco delle Orobie Bergamasche -  le sole attività di conservazione nei luoghi di crescita non sono sufficienti a garantire una valida barriera contro l'estinzione, soprattutto di fronte a fenomeni globali come il riscaldamento climatico e anche nel caso delle specie coltivate come le antiche varietà. Per questo abbiamo deciso di organizzare queste iniziative, che accolgono sia le direttive europee che quelle redatte nel 2002 dalla Convenzione di Rio de Janeiro per la Conservazione della Biodiversità, sottoscritta anche dall'Italia e Unione Europea».

È la prima volta in Lombardia e uno dei primi casi in Italia, che la flora viene protetta in modo completo, nel posto di vita (in sito cioè in natura oppure on farm in azienda agricola), ma anche fuori dall'ambiente di vita, aprendo una sorta di deposito bancario di sicurezza, nelle così dette banche dei semi. A quel deposito si potrà attingere nei prossimi secoli, se la conservazione in ambiente non avesse il successo atteso, evitando così la possibile estinzione, a cui nel passato della storia dell'umanità sono andate in contro tante piante e animali.

Oggi, grazie alle moderne tecnologie che permettono di tenere in vita gli embrioni contenuti nei semi, si può sempre ricreare una nuova pianta da reintrodurre nel posto opportuno. Disidratazione e congelamento dei semi sono i segreti che permettono di allungare artificialmente la loro vita, da 2-3 anni, a diverse decine o anche 100 e più anni.

«Nei prossimi mesi – spiega Grassi -  metteremo a dimora le prime 1.000 piante di fiori rari, che crescono esclusivamente sulle nostre montagne, come la Linaria tonzigii, dai caratteristici fiori gialli simili a piccole bocche di leone, il Galium montis-arerae, a gruppi di fiorellini bianco-giallastri, la Saxifraga presolanensis e la Saxifraga hostii. Inoltre abbiamo stipulato una convenzione biennale con il Dipartimento di Ecologia del Territorio dell'Università di Pavia, che prevede la raccolta, operata da un gruppo di volontari del Parco, delle prime 20 specie di flora locale più significative e la conservazione di ecotipi locali di mais, che hanno sempre svolto nella cultura e nell'alimentazione bergamasca un ruolo importante e ancora oggi insostituibile». La raccolta dei semi è già stata avviata.

Il Parco delle Orobie ha invitato i sindaci dei Comuni del Parco a valutare con gli agricoltori la presenza sul loro territorio di coltivazioni di mais che ritengono particolarmente significative. Queste sementi “doc” bergamasche saranno conservate nella banca dei semi che si trova presso l'Università di Pavia e successivamente campioni di sicurezza inviati anche nella Millenium Seed Bank dei Royal Botanic Gardens di Kew a 10 KM da Londra e nella Svalbard Global Seed Voult in Norvegia.

«La flora orobica è dominata dal faggio, dall'abete rosso e bianco, dai larici e dalle specie tipicamente alpine come i ginepri. Ma la varietà è tale che per gli escursionisti le sorprese e gli incontri inaspettati con margherite, gigli, stelle alpine e ciclamini sono sempre dietro l'angolo – conclude Grassi -. Anche la fauna è molto varia. In questi ultimi anni, vi è stato un sensibile aumento degli ungulati, in particolare caprioli e camosci».

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