Delitto Grumello, il teste chiave conferma ma la difesa passa al contrattacco

Ha confermato davanti alla Corte d’assise, quello che aveva già detto a investigatori e inquirenti nei mesi successivi al delitto, Luca Zenoni, il piccolo imprenditore 40enne di Leffe, teste chiave dell’omicidio di Grumello. Secondo quanto l’imprenditore apprese da uno degli imputati, Claudio Micheli, fi trattò di un delitto passionale e a sparare a Fabio Belotti - il commercialista di 41 anni freddato con tre colpi di pistola il 21 ottobre di quattro anni fa fuori dal cancello della sua abitazione, a Grumello del Monte - fu Pierino Caldara - 41enne di Chiuduno - geloso di una relazione che la moglie – Sonia Grena, estetista – avrebbe avuto nei primi mesi del ’99 con il professionista ucciso. Relazione, peraltro sempre negata dalla donna. L’intenzione dell’imputato non era quella di ammazzare Belotti, ma soltanto di lanciargli un avvertimento.

Zenoni ha ribadito di aver appreso tutto questo dal Micheli, presunto complice di Caldara, che gli avrebbe riferito le circostanze dell’omicidio commentando l’articolo de «L’Eco di Bergamo» del 23 ottobre, due giorni dopo l’assassinio, in un bar di Gandino.

L’attendibilita delle dichiarazioni del teste chiave - che il pubblico ministero Carmen Pugliese ritiene credibili - hanno però vacillato sotto le domande degli avvocati della difesa, per i quali la testimonianza dell’accusatore sarebbe stata animata da motivi di risentimento nei confronti degli imputati, perché nella primavera del 2000 lo Zenoni stesso fu arrestato nell’ambito di un’indagine della Procura di Bolzano su un episodio di estorsione, chiamato in causa proprio da Caldara e Micheli.

Il racconto dell’imprenditore leffese è il solo elemento a carico degli imputati in un processo indiziario, dove l’arma del delitto non è mai stata ritrovata, non ci sono testimoni, non c’è un’impronta o alcun’altra traccia. Dopo l’udienza odierna, il processo è stato aggiornato a mercoledì prossimo, 19 novembre.

(14/11/2003)