Il giorno dopo l'assalto ultrà
E' polemica sulla sicurezza

Il giorno dopo le violenze di una frangia di tifosi ultrà alla Bèrghem Fest di Alzano, subito sono scattate le prime indagini con i primi tre ultrà identificati e le prime tre denunce per «radunata sediziosa». La polizia ha visionato filmati e verificato tutti i particolari utili a raccogliere maggiori informazioni e maggiori prove contro le persone che nella serata di mercoledì 25 agosto hanno preso d'assalto la festa leghista per contestare il ministro Maroni, ospite della manifestazione, e la sua decisione di istituire la tessera del tifoso.

E non si parla di pochi ultrà, ma di 500 tifosi che - con un piano studiato nel dettaglio - ha organizzato un vero e proprio assalto, creando paura e panico tra i tanti bergamaschi presenti alla festa. Quattro auto incendiate, petardi, fumogeni, sassi e bottiglie lanciate all'interno dell'area feste dove si svolgeva la kermesse leghista, cariche dei carabinieri e attimi di panico: si può infatti riassumere così quanto accaduto in poco tempo ad Alzano.

Le indagini sono quindi proseguite per tutta la giornata di giovedì 26, festività di Sant'Alessandro, e proseguiranno nei prossimi giorni. Con già i primi risultati: dopo la visione dei filmati e numerose perquisizioni nelle abitazioni di ultrà noti alle forze dell'ordine, sono stati sequestrati fumogeni e bombe carta e sono stati identificati i primi tre ultrà, con le prime tre denunce per «radunata sediziosa». Al momento ancora nessun arresto, ma le attività della questura stanno proseguendo con l'obbiettivo di scoprire i responsabili di quella che è stata una serata all'insegna della violenza.

«Non ci sono stati scontri di piazza, sia ben chiaro, ma un attacco dei
tifosi alle forze dell'ordine - ha commentato il questore di Bergamo
Matteo Turillo gli incidenti di Alzano Lombardo -. L'attacco è stato
fatto perchè gli agenti cercavano di impedire loro l'accesso alla
struttura, dove si trovavano anche donne e bambini».

Tutto è successo in pochi minuti: intorno alle 22.30 circa 500 tifosi atalantini hanno preso d'assalto la festa per contestare il ministro degli Interni Maroni. Una vera e propria guerriglia messa in atto dalla frangia ultrà che ha causato anche il ferimento di due agenti della polizia locale e uno della Digos, in ospedale dopo aver respirato il fumo dei lacrimogeni. Lo scopo era solo uno: contestare la tessera del tifoso. Prima duecento ultrà si sono radunati alle 22 in via Pesenti, senza striscioni nei pressi dei binari del Tram della Valli, a un centinaio di metri dall'ingresso della festa leghista. A fronteggiarli, un centinaio di carabinieri in assetto antisommossa che hanno formato un cordone a protezione dell'ingresso, per scongiurare eventuali «invasioni».

Il corteo ha poi cominciato a muoversi lungo la discesa di via Pesenti e s'è fermato a poche decine di metri dai militari. I quali sono avanzati di qualche metro, fin quasi a ridosso del corteo. Fin lì sembrava una manifestazione pacifica, con gli ultrà tranquilli e in silenzio. La situazione ha cominciato a surriscaldarsi non appena Maroni è salito sul palco e ha preso la parola. La voce del ministro, diffusa dagli altoparlanti, è arrivata alle orecchie dei contestatori. Che hanno cominciato a fischiare sonoramente in segno di dissenso e a scandire cori di contestazione. Per un quarto d'ora gli ultrà sono rimasti fermi lì, nei pressi dei binari del tram, ancora tranquilli. Ma era solo una tattica per allentare la tensione e agire di sorpresa: all'improvviso, infatti, sono tornati sui loro passi, hanno risalito la via Pesenti correndo, hanno svoltato a sinistra verso via XXV Aprile.

Probabilmente una tattica per ingannare le Forze dell'ordine. Perché in altri punti della zona erano dislocati altri due gruppi di ultrà che hanno raggiunto la zona dietro il palco e da una cinquantina di metri hanno cominciato a lanciare fumogeni, petardi e bengala, sassi e bottiglie. Un petardo ha raggiunto le vicinanze del retro del palco, una bottiglia ha sfiorato il consigliere regionale Belotti. Prima sorpreso dal rumore delle bombe carta esplose, il ministro dal palco ha avuto parole di sdegno per i contestatori: «Sono disposto a parlare con i tifosi, ma non con quelli violenti».

Il servizio d'ordine s'è schierato a protezione dei ministri, mentre molti carabinieri, nel tentativo di raggiungere i tifosi, sono entrati correndo nell'area feste. Una scena che ha provocato inquietudine, accenni di panico e rabbia tra il pubblico presente. Molta gente ha lasciato la platea impaurita ed arrabbiata. Ma gli scontri non si sono limitati al lancio di oggetti. In via IV Novembre è stata data alle fiamme la Fiat Stilo dei carabinieri di Alzano. Le fiamme hanno distrutto l'auto e si sono propagate a una Fiat Puto parcheggiata vicina. Anche quest'ultima vettura è stata distrutta, mentre il fuoco ha danneggiato un Suv. Poco distante è stata incendiata anche un'auto della polizia locale di Alzano. Due vigili e un agente della Digos sono ricorsi alle cure dell'ospedale dopo aver respirato il fumo dei lacrimogeni sparati dai carabinieri per disperdere gli ultrà.

Su come sia stato possibile che un manipolo di scalmanati sia arrivato con bombe carta e petardi a pochi metri dal palco dove c'erano tre ministri della Repubblica, è l'oggetto di un'interpellanza parlamentare che presenterà l'onorevole Giacomo Stucchi. Qualche riserva, sulla gestione dell'ordine pubblico, è stata espressa anche dal ministro Roberto Calderoli. Ma per il questore Matteo Turillo l'obiettivo di contenere i manifestanti è stato comunque raggiunto.


Tutti gli approfondimenti su L'Eco di Bergamo del 27 agosto

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