Bersani stasera alla festa di Seriate
«Alla riscossa con il nuovo Ulivo»

Il leader del Pd Pier Luigi Bersani venerdì era al Meeting di Rimini, sabato ha aperto la Festa nazionale del partito a Torino e domenica 29 agosto sarà alle kermesse provinciali di Cremona e Bergamo (dalle 20,30 nell'area ex Ismes di Seriate, intervistato da Paolo Berizzi, inviato di «Repubblica»). Ecco alcuni passi dell'intervista.

Segretario, il Pd è in movimento?
«Sicuro. Si sta cercando di mettere in moto tutte le nostre forze. In questo agosto dove la politica ha dato il peggio di sé, noi abbiamo moltiplicato le feste: alla fine dell'anno ne avremo più di duemila, sarà il nostro record. Già questo raffigura un partito molto presente e radicato».

È la «riscossa civica» a cui fa riferimento negli ultimi discorsi?
«Nella parola "Ulivo" c'è proprio l'idea che i partiti si devono mettere al servizio di una riscossa che va oltre loro. L'Italia può avere un futuro se si riparte da energie sane, dove chi ha di più deve dare di più. Per questo mi sto rivolgendo in particolare a tutte le decine di migliaia di volontari che lavorano a queste feste e attraverso loro dare un messaggio più generale, di gratuità e rispetto delle regole. C'è bisogno di contrapporre a un modello individualistico e cinico, la generosità di uno sforzo collettivo».

Dove sta la novità nel riproporre un grande coalizione anti Berlusconi?
«Non è affatto una coalizione anti Berlusconi. Alle Feste parlerò di un progetto, non di Berlusconi. Nel "nuovo Ulivo" c'è l'idea di un'esperienza che vada oltre l'Unione, è un appello a quelle forze che sono preoccupate per la democrazia, vogliono prendersi responsabilità coerenti di governo e sono disposte anche a riconsiderare una riorganizzazione del centrosinistra in chiave strutturale, e quindi a prendere un impegno serio davanti agli italiani su un progetto».

In questi giorni si parla dei «cinque punti di Berlusconi», ma quali sono quelli imprescindibili per il Pd per costruire un'alternativa di governo?
«In due parole, lavoro e riscossa civica. Lavoro non solo perché ci dà da mangiare, ma perché è la dignità della persona. Avere un Paese che non parla di lavoro (non solo dipendente, ma anche autonomo, delle piccole imprese) è un dramma. E poi un fisco equo, bisogna alleggerire lavoro e imprese e caricare su evasione fiscale e redditi da finanza e da patrimonio; l'università e la ricerca; il federalismo: ne sappiamo di più noi della Lega, ma lo vogliamo per unire non per dividere. Noi abbiamo un'idea di Italia».

Tornando alla sua idea di nuovo Ulivo, chi ci vede dentro?
«Non sta a me parlare per altri, ma penso che per esempio Sinistra e libertà, Idv e Psi possano essere forze interessate a questa operazione sul nuovo Ulivo che ci tiene saldi su un quadro programmatico».

Non rischia di essere la solita «ammucchiata» dove c'è dentro tutto e il contrario di tutto?
«Noi siamo pronti al dialogo con chi ha a cuore una democrazia normale, vuole discutere di regole, di una Costituzione da preservare nei suoi fondamenti, di istituzioni da riformare non in senso plebiscitario, di equilibrio tra poteri, e non in senso personalistico. Per esempio avere una legge elettorale dove una persona può nominare tutti i suoi parlamentari è un problema che non interessa solo il nuovo Ulivo o il centrosinistra».

Per ora le elezioni anticipate sono state evitate. Se si fosse andati alle urne la Lega avrebbe stravinto?
«La Lega si sta comportando come quello che sta vicino al vecchio zio per prendergli l'eredità. La Lega, se prende dei voti adesso, li prende da Berlusconi. Ma la Lega sta tradendo radicalmente la sua impostazione originaria. Le autonomie locali non sono mai state peggio da quando si chiacchiera di federalismo; la Lega ha consentito a Berlusconi di fare leggi ad personam alla grande; le dà fastidio Roma ladrona ma non le danno fastidio i quattro ladroni di Roma. Il Pd su questo sconti non ne fa». Leggi su L'Eco di domenica 29 l'intervista completa di Benedetta Ravizza.

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