Parchi regionali alle prese coi tagli
I presidenti sul piede di guerra

«I parchi regionali raccontano una storia che dura da trent'anni, di attenzione al verde e alla natura. Un sistema che forse ha bisogno di essere rivisto, riorganizzato, ma che certo non merita di essere buttato via». Sono amareggiati, ma anche battaglieri, i presidenti dei 24 parchi regionali, di fronte alle cupe prospettive che sembrano aprirsi per loro per effetto della manovra economica.

Prospettive che Agostino Agostinelli, presidente del Parco Adda Nord (5.650 ettari a cavallo tra le province di Bergamo, Lecco e Milano) riassume così: «La manovra ci pone tre tipi di vincoli. Per prima cosa, vengono azzerate le indennità per i presidenti e i componenti del Consiglio di amministrazione dei parchi. Poi si stabilisce che il personale non “di ruolo”, ovvero i collaboratori, che per la maggior parte dei parchi sono una risorsa fondamentale, non potranno superare il 20% della spesa totale. Infine, il taglio dei trasferimenti alle Regioni avrà prevedibilmente una ricaduta anche sui parchi, che vedranno ridursi i contributi che arrivano dal Pirellone e che sono determinanti per portare avanti le nostre attività».

Agostinelli ipotizza anche in cifre l'impatto che i tagli potrebbero avere sul Parco Adda Nord: «Nel nostro caso, il bilancio di un anno non arriva al milione di euro. Di questi, il contributo regionale rappresenta circa il 40%. Se, come si sente dire, il finanziamento venisse dimezzato, ci troveremmo con 120-130mila euro in meno. Esattamente la quota di bilancio che in genere utilizziamo per promuovere progetti e iniziative».

Un quadro di preoccupazione che, pur con le differenze del caso, accomuna tutti i parchi lombardi.

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