«Mia moglie non si dà pace
ma non è stata colpa sua»

«Questo qui è mio fratello». Il piccolo Mohamed stringe a se la foto del suo fratellino Hamed e la mostra orgoglioso a chi arriva in visita a casa della famiglia Banyere in queste ore di grande dolore. Lunedì ha vissuto in prima persona il dramma della tragica morte del fratellino di due anni e mezzo, precipitato dal terzo piano della loro casa di via Begnis a Ponte San Pietro, mentre si affacciava alla finestra, probabilmente per cercare la mamma.

Lei, Genavo Yoda, nativa del Burkina Faso, era uscita di casa solo da qualche minuto, proprio per andare alla vicina scuola elementare a prendere Mohamed. La mamma è ancora sconvolta, non riesce a darsi pace. Non parla nemmeno con i familiari. «Si sente in colpa per quello che è accaduto e sta davvero male – spiega il marito Hibrahim, papà di Hamed –. Non riesce a parlare, ma deve capire che non è stata colpa sua. È stato un dramma, ma purtroppo poteva succedere a chiunque. Lei era stata via solo pochi minuti da casa, non ha voluto svegliare Hamed e mai avrebbe immaginato una cosa del genere. Non si può nemmeno pensare un epilogo simile. Ora mia moglie è distrutta».

Papà Hibrahim ricorda il piccolo Hamed: «Era un bimbo bravissimo e dolcissimo».

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