«C'è un solo Dio, a lui chiediamo
di voler bene al nostro bambino»

In un'atmosfera quasi surreale, nel pomeriggio di 22 settembre, l'intera comunità di Ponte San Pietro si è stretta attorno ai famigliari di Hamed Banyere, il bambino morto dopo essere caduto dal terzo piano di una palazzina di via Begnis. Lacrime, pianti e abbracci tra i familiari e la gente del paese. Il rito islamico si è concluso con la sepoltura del feretro nel cimitero di Ponte San Pietro.

Oltre ai numerosi membri della comunità del Burkina Faso che vive nella Bergamasca, alla cerimonia funebre hanno partecipato anche molti cittadini di Ponte San Pietro, compreso il sindaco, Giuliana Reduzzi, ed anche alcuni religiosi. Una presenza gradita, pur in un momento di così grande dolore, dalla famiglia del piccolo Hamed. «Se siete venuti così in tanti - ha detto uno dei famigliari - vuol dire che sentite vero affetto per il nostro bambino che non c'è più». Noi, ha aggiunto, «siamo di religione islamica, ma crediamo che ci sia un solo Dio e a lui chiediamo di volere bene al nostro bambino».

Ogni credente, ha aggiunto un altro membro della comunità africana, «deve accettare la volontà del Signore. È lui che dà ed è lui che riprende».

Il sindaco Reduzzi ha ribadito la sua vicinanza personale e della comunità di Ponte alla famiglia di Hamed e ha garantito il suo impegno per ogni esigenza che dovvesse sopraggiungere. Gli esponenti della comunità del Burkina Faso hanno ringraziato quanti non hanno voluto mancare all'estremo saluto ad Hamed.

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