Assistenza ai non autosufficienti
I sindacati: Bergamo senza soldi

«A fronte di un costante aumento dei bisogni e della domanda assistenziale, dovuto ai ben noti fenomeni demografici, storicamente più rilevanti in città che in provincia, le risorse stanziate dall'Amministrazione Comunale di Bergamo si rivelano insufficienti, almeno per il servizio di assistenza domiciliare alle persone non autosufficienti». È quanto rilevano i sindacati di Cgil, Cisl e Uil al termine di un incontro avuto martedì con l'assessore ai Servizi sociali del Comune di Bergamo, Leonio Callioni.

«Stando a quanto ha dichiarato oggi l'assessore - sostengono i sindacati - , le risorse basterebbero solo fino ad ottobre, ragion per cui già da mesi è stata impartita la direttiva di rallentare se non bloccare la presa in carico di nuovi assistiti».

I sindacati, dunque, stigmatizzano la «politica di tagli alla spesa sociale del Comune che ha bloccato l'assistenza domiciliare», ma Palazzo Frizzoni fa sapere che troverà i fondi necessari per garantire i servizi.

Martedì 28 settembre, le organizzazioni sindacali confederali e dei pensionati hanno incontrato l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo.

Quello di martedì è il primo di una serie di incontri che avranno luogo nelle prossime settimane su temi rilevanti come la compartecipazione degli utenti alle rette di case di riposo o centri residenziali per minori e disabili, l'organizzazione del servizio di assistenza domiciliare (Sad), le misure che il Comune dovrà adottare in conseguenza dei tagli alle risorse imposti dalla manovra finanziaria.

È su quest'ultimo punto che si è concentrata l'attenzione nel facciaa faccia di martedì. «A fronte di un costante aumento dei bisogni e della domanda assistenziale, dovuto ai fenomeni demografici, storicamente più rilevanti in città che in provincia, le risorse stanziate dall'Amministrazione comunale di Bergamo - affermano i sindacati - si rivelano insufficienti, almeno per il servizio di assistenza domiciliare alle persone non autosufficienti. Stando a quanto ha dichiarato l'assessore, le risorse basterebbero solo fino ad ottobre, ragion per cui già da mesi è stata impartita la direttiva di rallentare se non bloccare la presa in carico di nuovi assistiti».

In effetti, il Comune di Bergamo aveva di fatto congelato l'accoglienza di nuove  domande di assistenza domiciliare prima dell'estate. E, a quanto pare, ad oggi, in lista d'attesa ci sarebbero 45 persone in un ambito in cui la domanda è in costante crescita. Ad esempio, a gennaio 2009 gli utenti del servizio comunale erano 279, saliti a 308 in dicembre dello stesso anno.

«Il giro di vite si affianca a quello, per certi versi analogo, disposto dall'Asl nei confronti dell'assistenza domiciliare integrata (Adi) - prosegue in una nota la Cgil -. Evidentemente non si fanno sufficientemente i conti con i nuovi bisogni indotti dall'invecchiamento della popolazione e dal prevalere delle malattie croniche gravi e invalidanti».

Il sindacato passa poi all'analisi delle proposte del Comune: «Le ricette ipotizzate dall'assessore sono due. Da un lato la ricerca affannosa di nuove fonti di finanziamento presso il privato sociale (fondazioni), con una strumentale applicazione del principio di sussidiarietà; dall'altro una revisione delle modalità di compartecipazione degli utenti al costo del servizio così da far gravare maggiormente, dice l'assessore, il peso su chi ha possibilità economiche, sgravando nel contempo le fasce più disagiate».

Forse, prosegue il sindacato, «qualcosa l'assessore riuscirà a rastrellare dalle fondazioni (ma si tratta di risorse che già andavano al sociale, seppur in altri settori, quindi si tappa un buco ma se ne apre un altro). Più difficile sarà l'operazione sugli utenti: la maggioranza degli assistiti si colloca nelle fasce più basse di reddito, tali da richiedere un intervento del Comune. Chi ha maggiori possibilità economiche ricorre alle assistenti familiari private, sobbarcandosi, come noto, spese elevatissime».

A togliere le castagne dal fuoco al Comune, conclude la nota del sindacato, «arriveranno, probabilmente, i soldi del Fondo nazionale per la non autosufficienza relativo al 2010 ma non ancora distribuito. Una boccata d'ossigeno per qualche mese, ma il problema è destinato a ripresentarsi in modo ancor più grave nel 2011 quando oltre alle minori risorse proprie del Comune, si faranno sentire anche i recenti ulteriori tagli al Fondo nazionale politiche sociali (-200 milioni di euro sul riparto nazionale). Difficoltà che ricadranno non solo sul Comune di Bergamo ma su tutti i Comuni e sugli Ambiti Territoriali cui spetta la gestione delle politiche sociali. Come si vede bene dal caso Bergamo, le strade in cui i tagli del governo alla spesa sociale hanno messo i Comuni sono solo due: o ridimensionare i servizi, o farli pagare di più agli utenti, almeno a quelli che possono. Non è difficile prevedere che per le fasce più deboli della popolazione si preparano momenti ancora più difficili».

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