Ecco chi sono i due evasi

Max Leitner, uno dei due evasi dal carcere di Bergamo, altoastesino, pluriricercato, doveva scontare una condanna per rapina fino al 2012. Soprannonimato il «re delle evasioni», è uno dei più noti banditi altoatesini che ha alle spalle ben tre evasioni. Nel carcere di Bergamo era stato trasferito nel luglio dell’anno scorso. Max Leitner - 45 anni, di Bressanone - aveva cominciato a far parlare di sé per una serie di rapine nelle banche del Nord Italia e in Alto Adige verso la fine degli anni Ottanta. Poi si spinse in Austria dove, nell’agosto del ’90, fu catturato dalla polizia austriaca durante un assalto ad un furgone portavalori. Rinchiuso in carcere in Austria, riuscì ad evadere da quello che definì un carcere «medievale». Dopo qualche giorno si consegnò, al confine di Prato Drava, alla polizia italiana: «meglio stare in un carcere italiano che in uno austriaco», aveva detto. Rinchiuso a Bolzano, fu protagonista della più classica delle evasioni calandosi da una finestra usando lenzuola annodate. Latitante per sei mesi, tornò poi in carcere a Padova dove ci fu la terza evasione. Max Leitner era stato catturato a luglio dell’anno scorso nei pressi di Brunico durante le ricerche seguite ad una rapina ad una banca del piccolo paese di Molini di Tures. Per braccare Leitner ci fu una gigantesca battuta con interventi di uomini della Guardia di finanza, cani poliziotto, un elicottero e le fotoelettriche dei vigili del fuoco per illuminare a giorno tutta l’area. In quell’occasione i giornali lo chiamarono il «Vallanzasca dell’ Alto Adige». Dopo la cattura, il trasferimento a Bergamo e, la notte scorsa, la quarta evasione.

Emanuele Radosta, l’altro evaso dal carcere di Bergamo, assieme a Max Leitner, siciliano, condannato per associazione mafiosa, omicidio, traffico d’armi, deve scontare una condanna fino al 2054. Trentadue anni, originario di Villafranca Sicula (Agrigento) si era visto confermare dalla Cassazione una condanna a 28 anni di reclusione inflittagli dai giudici d’appello di Palermo. Era stato ritenuto colpevole dell’omicidio di Calogero Tramuta, commerciante di arance, ucciso il 27 aprile del 1996 a Lucca Sicula. Il delitto era stato compiuto in una pizzeria del paese. Con Radosta era stato condannato anche un marocchino: Said Aziz, il quale - secondo i collaboratori di giustizia - avrebbe materialmente eliminato Tramuto su commissione di Radosta, titolare di un’azienda agrumicola, in contrasto con la vittima per motivi d’interesse. La vittima, secondo gli inquirenti, avrebbe intralciato gli affari della società di Radosta. I contrasti sarebbero sorti su una partita di arance commercializzata in Toscana e sull’acquisto di un terreno. Emanuele Radosta è figlio del presunto boss di Villafranca, Stefano Radosta, assassinato nel gennaio ’91.

(15/10/2004)

© RIPRODUZIONE RISERVATA