Quarant’anni di fughe dal carcere o dall’ospedale

La precedente evasione dal carcere di via Gleno risale al 26 settembre del 1991: Costante Curnis, allora 28enne, accusato di una rapina ad Alzano, era riuscito a scavalcare il muretto con inferriata dove erano in corso lavori, vicino alla portineria. Sei mesi dopo fu rintracciato in un campeggio sul lago di Garda e tornò in carcere. La cronaca degli ultimi anni racconta invece di altre due evasioni clamorose, ma in entrambi i casi i detenuti sono riusciti a scappare non dal carcere di via Gleno, bensì dall’ospedale. Alla fine di ottobre del 1992 fu Francesco Morelli, bergamasco di Calcio, a fuggire dai Riuniti: accusato di avere ucciso a colpi di cric un benzinaio di Martinengo l’8 ottobre del 1991, era scappato dal reparto infettivi beffando i suoi custodi con la scusa di fare una doccia. Aveva aperto l’acqua, si era cambiato, poi però aveva forzato una finestra al primo piano, che non aveva sbarre, ed era sparito. Ricoverato per una biopsia al fegato, Morelli aveva tra l’altro confessato di aver ucciso a colpi di pistola un autodemolitore e la sua convivente per un prestito di 100 milioni.

Nel 1997, poco dopo Natale, fu la volta di Luciano Di Marco Pernice, in arte Miky, patron di Radio Studio 54: era finito in carcere per non aver rispettato gli arresti domiciliari. S’era sentito male ed era stato portato ai Riuniti. Qui aveva rotto il vetro di una finestra e aveva minacciato di gettarsi nel vuoto; tornata la calma, e probabilmente allentatisi i controlli, era sparito davvero.

A Bergamo le evasioni più rocambolesche risalgono però agli anni Settanta, e hanno avuto tutte per teatro le carceri di S. Agata, in Città Alta. La notte di Ferragosto del 1977 otto detenuti fuggirono per i tetti dopo aver aggredito e immobilizzato due guardie. I fuggitivi erano stati tutti riacciuffati, tranne uno che fu ucciso in un conflitto a fuoco in Liguria durante una rapina.

Sempre nel 1977, a giugno, la più classica delle evasioni: i due fuggitivi - poi soprannominati gli «smilzi» perché erano riusciti a passare in un buco di 25 centimetri - si erano calati sul tetto du una casa vicina con una corda fatta di lenzuola.

La cronaca di S. Agata è ricca di altri tentativi di evasione: nel maggio del 1977 in tre puntarono una pistola alla testa di un agente di custodia, ma alla fine furono convinti a desistere. Nel 1976 un agente di custodia notò una corda penzolante e sventò un altro tentativo di fuga. Nel 1966 evasero in quattro da un buco nel muro, ma furono ripresi dopo un giorno.

(15/10/2004)

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