Treviglio, follia omicida
Disoccupato uccide la moglie

L'appuntamento dall'avvocato per l'avvio della pratica di separazione era fissato per martedì mattina. E proprio questo avrebbe fatto scattare nella mente di Luigi Marenzi – disoccupato di 51 anni, nato e cresciuto a Treviglio e incensurato – una scintilla che l'ha spinto fino a uccidere la moglie Silvia Betti, impiegata di 48 anni, nativa di Milano. Il raptus nella primissima mattinata di martedì, nell'appartamento che la coppia condivideva in piazza della Repubblica, al piano rialzato di una palazzina del quartiere Conventino di Treviglio.

Marenzi ha impugnato un lungo coltello da cucina e ha sferrato una decina di fendenti alla moglie, ferendola con almeno cinque al torace e alla gola e di striscio con altri quattro. La donna, di corporatura minuta rispetto al marito, ha tentato di difendersi, ma la furia dell'uomo si è calmata soltanto quando la Betti ha perso i sensi, riversa sul tappeto del soggiorno di casa ormai intriso del suo sangue e con il coltello rimasto conficcato nel ventre.

A quel punto – attorno alle 6,30 – Marenzi ha tentato la fuga, ma è stato bloccato dai carabinieri, avvertiti telefonicamente dalla suocera del cinquantunenne, Wilma Ricci: quando infatti Silvia Betti si è resa conto che la situazione stava degenerando, è riuscita a telefonare alla madre, che vive a Milano, lanciandole un disperato grido d'aiuto. Poi la comunicazione si era interrotta e la suocera aveva chiamato il 112: la caserma di Treviglio dell'Arma dista, per combinazione, soltanto qualche centinaia di metri da piazza della Repubblica, dunque i militari del nucleo radiomobile hanno raggiunto in pochi minuti la palazzina e bloccato Marenzi sulle scale.

L'uomo indossava una felpa color verde chiaro di Sergio Tacchini sporca di sangue sul petto e sulle maniche. Compreso l'accaduto, il cinquantunenne è stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario e portato in caserma. I rilievi nell'abitazione Il 118 ha constatato il decesso della moglie e poi l'appartamento è stato passato al setaccio dalla scientifica dei carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo: la dinamica del delitto è comunque parsa subito molto chiara agli occhi esperti degli inquirenti, così come il movente.

La donna sarebbe stata accoltellata perché colpevole, agli occhi del marito, di voler chiedere la separazione, tanto da aver fissato l'appuntamento dal legale. I due avevano iniziato a litigare appena alzati, visto che Silvia indossava ancora il pigiama.

Alla palazzina di piazza della Repubblica i rilievi sono stati coordinati dal capitano Antonio Berardi, comandante della compagnia di Treviglio dell'Arma. Terminati gli accertamenti, la salma di Silvia Betti è stata portata alla camera mortuaria del cimitero di Bergamo dove, nel primo pomeriggio di oggi, verrà eseguita l'autopsia: stamattina il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta, Carmen Santoro, affiderà l'incarico al medico legale. L'esame servirà a chiarire alcuni dettagli, come il numero esatto delle coltellate. Luigi Marenzi è rimasto nella caserma dei carabinieri fino alle 17, quando è stato accompagnato in carcere a Bergamo: oggi pomeriggio comparirà davanti al gip per l'interrogatorio di convalida dell'arresto.

Intanto già martedì, attorno alle 16, il pm Santoro si era recata a Treviglio per ascoltare il cinquantacinquenne ma l'uomo, affiancato dal legale di fiducia Enrica Dominoni, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande. «È parso molto provato», ha commentato il legale al termine dell'interrogatorio. Acuite le liti negli ultimi tempi Nelle ultime settimane le liti tra i due si erano acuite, ma mai fino al punto da dover richiedere l'intervento delle forze dell'ordine che, infatti, non erano a conoscenza della situazione, così come i Servizi sociali. I problemi della coppia erano rimasti chiusi tra le mura di casa e quando la donna si era decisa ad andare dall'avvocato, lui non ci ha visto più e l'ha ammazzata.

Fabio Conti

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