«Mi faceva sentire un fallito
Ecco perché ho ucciso Silvia»

A far esplodere la violenza di Luigi Marenzi - l'uomo che all'alba di martedì 12 ottobre, nella loro abitazione di Treviglio, ha ucciso la moglie, Silvia Betti, 48 anni, originaria di Milano - sarebbe stato uno scatto di rabbia durante l'ennesimo litigio con moglie, che non solo voleva la separazione ma, a suo dire, in più occasioni lo aveva anche fatto sentire un fallito perché era disoccupato da due anni. Questa, secondo le ricostruzioni, la versione fornita al giudice dal cinquantunenne di Treviglio in carcere da martedì.

L'uomo, che al momento del suo arresto aveva preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, giovedì  mattina ha voluto rispondere alle domande del gip Patrizia Ingrascì: alla fine dell'interrogatorio il magistrato ha convalidato l'arresto e confermato la custodia cautelare in carcere. Il reato di cui è accusato l'uomo è l'omicidio volontario, non viene contestata al momento la premeditazione.

L'avvocato Enrica Dominoni che assiste Marenzi ha preferito non fare anticipazioni sulle prossime mosse difensive: «Ritengo che non sussitano le esigenze cautelari – ha spiegato dopo aver sottolineato l'atteggiamento collaborativo del suo assistito davanti al gip– ma valuterò il da farsi solo dopo aver analizzato più approfonditamente gli atti e le motivazioni della custodia in carcere».

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