Laureato «contro» lavoratore
L'Enfapi contestato a Treviglio

Sul lato sinistro la foto di un insicuro e contrariato laureato trentenne, elegante con giacca e cravatta che si trova ad avere un lavoro precario e a vivere con i genitori. Nella parte destra un coetaneo sorridente e in salute, con sguardo di sfida e muscoli in evidenza sotto una t-shirt che fa il capo reparto a tempo indeterminato e vive con la sua compagna. Questo il contenuto contrastante dei manifesti pubblicitari comparativi dell'Enfapi - l'istituto professionale dell'Unione industriali di Bergamo - per reclamizzare i propri corsi, affissi in diciassette comuni della Bassa occidentale e mal digerito da alcuni studenti universitari, che attraverso Facebook hanno criticato la trovata e puntato il dito contro la scelta di avviare una campagna pubblicitaria denigratoria nei loro confronti.

Nessuna denuncia, per ora, ma solo tanta rabbia verso un modo di dipingere il neolaureato di oggi. Ad aver realizzato la tanta polemizzata pubblicità Luciano Mayer, un affermato grafico pubblicitario di Treviglio, già vicepresidente dell'Acpi (associazione consulenti pubblicitari italiani) e consulente della commissione di studio dell'Istituto di autoregolamentazione della pubblicità: «Non vedo nulla di grave in quello che ho fatto - ha commentato -. Viene solo fotografata la diffusa realtà del nostro Paese: lungi da me il voler offendere i neolaureati. Il mio è un messaggio alle famiglie: o indirizzi il figlio sulla laurea, con il rischio di avere un precariato ma poi probabilmente con un un salario di un certo peso, oppure fai frequentare i corsi professionali, con la ceertezza di lavorare subito e percepire nel tempo un'entrata minore. Il mio manifesto voleva dire questo e far meditare» ha concluso il pubblicitario.

Ma le proteste dei giovani frequentatori di Facebook sono forti: «Non c'era bisogno di fare una pubblicità del genere quando è risaputo che chi intraprende gli studi universitari ha poi difficoltà di sbocchi lavorativi, soprattutto in questi tempi – ha scritto uno studente universitario -: sono offeso e indignato e voglio sottolineare l'arroganza e il maschilismo insiti in quel pezzo di carta colorato». Critica anche una studentessa: «Mi sembra decisamente ingiusto, in modo così umiliante, presentare una scelta di vita diversa da quella di molti giovani, i cui genitori hanno lavorato per poter garantire loro un'istruzione superiore». 

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