I sindaci dell'Asl alla Regione:
meno soldi alla sanità più al sociale

La società cambia, i suoi bisogni anche: la popolazione sta invecchiando, e cresce la necessità di assistenza, mancano aiuti per i disabili adulti e giovani, con le famiglie che in questi tempi di crisi si ritrovano a intaccare il proprio patrimonio per garantire continuità assistenziale. I Comuni bergamaschi segnalano di avere l'acqua alla gola, tra tagli della Finanziaria e Patti di stabilità: ora arriva una proposta per cambiare le carte in tavola, e verrà sottoposta il 26 ottobre alla Conferenza dei sindaci di Bergamo e provincia. Ovvero un documento in cui si propone un «riequilibrio» dei fondi statali destinati al comparto sanitario e socio-sanitario.

«I Comuni, pur non volendo chiedere nulla, ipotizzano una sorta di organizzazione di welfare territoriale – illustra il presidente della Conferenza dei sindaci, Leonio Callioni – . A fondi inalterati si chiede alla Regione di autorizzare un Patto per Bergamo. Un accordo tra Asl-Conferenza dei sindaci-Aziende ospedaliere che consenta un graduale spostamento delle risorse tra i comparti: dirottare per esempio il 3,5% dal comparto sanitario, ovvero quello che riguarda gli stati di acuzie, al socio-sanitario, costituirebbe per quest'ultimo, ovvero per l'assistenza sul territorio, un aumento di risorse pari a circa 42 milioni di euro, cioè il 30% in più della disponibilità attuale».

Questo rappresenterebbe la vera realizzazione della cosiddetta continuità assistenziale, ovvero il sistema di rete che dall'ospedale a casa dovrebbe coprire ogni bisogno del cittadino, sanitario e sociale. Una continuità assistenziale che è il punto nodale del Piano socio-sanitario del Pirellone (in via di approvazione), ma che nella realtà non esiste, almeno in modo compiuto e su tutto il territorio, tranne qualche caso virtuoso.

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