Sprechi d'acqua in Bergamasca
Si butta via fino al 50 per cento

Per colpa delle reti colabrodo si buttano via milioni di metri cubi di acqua. In media nella Bergamasca più del 30 per cento dell'acqua prelevata da sorgenti e pozzi non arriva ai rubinetti. Parliamo di media, perché la realtà della nostra provincia è molto variegata e le perdite d'acqua vanno da un minimo del 19% fino a picchi del 50. Va meglio in assoluto nella zona della città e dell'hinterland e comunque dove c'è una gestione del servizio idrico più industriale. Va peggio soprattutto nelle valli dove la gestione del servizio idrico è fai da te, nel senso che è stata o è ancora in mano ai Comuni che spesso operano in economia.

Dal 2007 l'Ato (l'Ambito territoriale ottimale) ha individuato Uniacque come gestore pubblico dei servizi idrici. Uniacque è presente in 150 comuni mentre il resto della provincia è appannaggio di Bas Sii (città e hinterland), Cogeide (16 comuni della Bassa), Hidrogest (una ventina di comuni dell'Isola) e Servizi comunali (Sarnico, Credaro, Grumello, Viadanica). Per Uniacque le perdite totali di rete sono del 38,8%. Questo il dato che è stato comunicato al ministero, al Siviri (il Sistema informativo per la vigilanza sulle risorse idriche). Un dato allarmante se facciamo un paragone europeo: in Germania gli sprechi d'acqua non arrivano al 7%. E allora di chi è la colpa? Reti lasciate lì negli anni e investimenti a volte carenti hanno contributo al quadro attuale.

Per Bas Sii che copre città e hinterland le perdite medie sul sistema acquedotto sovracomunale (1.500 chilometri costituita principalmente da tubazioni in acciaio) si attestano sul 19%. La città tra l'altro è risultata in 18ª posizione nel rapporto «Ecosistema urbano» di Legambiente per gli sprechi d'acqua.
E se Bas va bene, Cogeide che copre sedici comuni nella Bassa, dall'Adda al Serio, si attesta sul 30%. Per Hidrogest (Isola) le perdite totali sulla sua rete sono attorno al 37%. In linea anche Servizi comunali che copre quattro comuni (Sarnico, Credaro, Grumello del Monte e Viadanica).

Due pagine di inchiesta su L'Eco di Bergamo del 23 ottobre

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