Caso mensa a Grumello
Il Comune ci ripensa

Vicenda «del panino», atto secondo e finale. Forse. Stiamo parlando della questione che ha visto contrapposti il papà di una bambina iscritta alle scuole elementari di Grumello e l'amministrazione comunale.

Vicenda «del panino», atto secondo e finale. Forse. Stiamo parlando della questione che ha visto contrapposti il papà di una bambina iscritta alle scuole elementari di Grumello e l'amministrazione comunale. Il primo imbufalito perché la piccola, in quanto non residente, non era ammessa alla mensa, la seconda con una delibera alla mano in cui carta-canta si spiegava che nel 2003 era stato messo il paletto agli accessi alla ristorazione perché «si sarebbe rischiato di penalizzare i residenti per problemi di spazio, con una sessantina di non residenti iscritti».

Risultato: pur non essendo l'unica famiglia non residente e conscia della limitazione (altri si sono organizzati diversamente), iniziato l'anno la bambina era l'unica a restare a scuola ma non in mensa durante la pausa. Anselmo Zamblera, di Castelli Calepio e che anche per gli altri due figli ha scelto Grumello, ha scritto a istituzioni, parlamentari e giornali. «Capisco se mia figlia togliesse un posto a un bimbo residente: in quel caso non discuterei. Ma i posti ci sono e per gli altri due figli (uno iscritto quando la delibera non c'era e il secondo ammesso in mensa con una deroga di Alessandro Cottini, allora sindaco e oggi vicesindaco, ndr) ho sempre pagato volentieri la retta».

Dopo la querelle la Giunta di Grumello ha deciso di mettere un freno alle polemiche, inserendo una nuova deroga nella delibera. Sono ammessi alla mensa i bambini non residenti che hanno fratelli che già utilizzano il servizio.
Un dietrofront? Il sindaco Nicole Noris è decisa: «Assolutamente no. Ma per il Comune la tutela del minore è la prima cosa. Non vogliamo che la bambina ci vada di mezzo oltre, che resti a mangiare sola perché il padre non accetta, diversamente dagli altri, le regole». Regole su cui, esploso il caso, il presidente dell'Associazione Comuni bergamaschi Claudio Armati aveva obiettato: «La mensa fa parte dell'offerta formativa». Ora la modifica. Ai residenti come si spiega? «Non vogliamo che la bambina debba essere al centro di una polemica solo perché il genitore non ha alcun rispetto della pubblica amministrazione e degli atti che questa produce. Si dovrebbe fare di più, anche da parte di altre realtà, per far rispettare le delibere dei Comuni», dice Cottini. Si grava sul bilancio? «No, il problema era logistico. I non residenti che usano la mensa pagano una piccola quota che ammortizza la spesa. Dico "non residenti" perché la delibera è tutt'altro che blindata. Eccezioni con casi motivati sono state fatte (genitori che lavorano in paese, o bimbi con nonni che qui vivono, ndr)». Il vicesindaco non nasconde un certo fastidio: «Il signore sa come stanno le cose, è la seconda deroga che gli si concede. Continua a scegliere Grumello pur avendo scuole altrettanto buone a Castelli Calepio, pur non lavorando qui. Eppure a Grumello le regole non le vuole rispettare. Noi agiamo nell'interesse della piccola».

Zamblera è soddisfatto, ma soltanto a metà: «Sono contento per mia figlia che sarà finalmente in mensa coi compagni. Ma non volevo una soluzione solo al mio caso: la mensa è un diritto di tutti. Sono stato chiamato da altri genitori di bimbi esclusi che adesso si chiedono: noi chi siamo?». Atto secondo. Ma forse non finale.

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