Morti bianche, 8 in Bergamasca
Il triste primato della Lombardia

Nei primi dieci mesi del 2010 in Italia si sono registrati 440 infortuni mortali sul lavoro. Lo rileva l'Osservatorio Sicurezza sul lavoro di Vega Engineering di Mestre. E sempre la Lombardia in cima alla triste graduatoria. Otto i decessi in provincia di Bergamo.

Nei primi dieci mesi del 2010 in Italia si sono registrati 440 infortuni mortali sul lavoro. Lo rilevano i dati raccolti ed elaborati dall'Osservatorio Sicurezza sul lavoro di Vega Engineering di Mestre. E sempre la Lombardia in cima alla triste graduatoria con 61 decessi (8 in provincia di Bergamo), seguita dal Veneto (49). Mentre al terzo posto, complice purtroppo la strage di Capua in cui morirono all'inizio del mese di settembre tre operai, sale anche la Campania (39 vittime).

Intanto anche per la Puglia le morti bianche non conoscono tregua (36 morti). E il Lazio, come la Campania sale sconfortantemente la classifica dell'Osservatorio Vega Engineering (34 vittime); al contrario scende fortunatamente la Sicilia, dall'inizio dell'anno quarta, diventa infatti la sesta regione per numero di decessi nei luoghi di lavoro (30).

Diversa invece appare la mappatura se si calcolano le vittime considerando la popolazione lavorativa. Ed ecco che a tenere le fila questa volta è il Trentino Alto Adige con un indice di incidenza pari a 53, 9, seguito dalla Calabria (35, 8) e dalla Valle D'Aosta (35, 5). Bolzano, poi, è ancora la prima provincia in Italia ad essere colpita più duramente dall'emergenza (18 casi di decessi sui luoghi di lavoro), seguita da Roma (17), Napoli (15), Brescia (13), Foggia (12), Padova (11), Vicenza e Milano (10), e ancora Bari, Latina e Treviso (9), Bergamo (8).

Uno scenario davvero inquietante quello dipinto dagli esperti di Vega Engineering che ancora una volta puntano i riflettori sul settore dell'agricoltura dove si verifica il maggior numero di incidenti mortali (il 36, 6 per cento per la precisione). E l'edilizia non resta a guardare e cade nella trappola delle morti bianche con il 28, 2 per cento delle vittime di tutto il Paese. La causa principale di morte continua ad essere la caduta dall'alto, (27, 5 per cento dei casi), seguita dal ribaltamento di un veicolo o un mezzo in movimento (20, 2 per cento).

Quando poi ci si sposta ad analizzare l'identikit dei morti sul lavoro i dati fanno emergere altri particolari molto significativi. Si scopre così che su 440 vittime sono 41 i lavoratori stranieri che hanno perso la vita, ovvero quasi il 10 per cento. Il 37, 5 per cento erano rumeni, il 20 per cento albanesi, il 5 per cento i senegalesi ed altrettanti i marocchini e i cinesi. Mentre le donne decedute nei luoghi di lavoro sono state 14. La fascia d'età più critica è quella che va dai 50 ai 59 anni (97 vittime) seguita da quella dai 40 ai 49 anni (91 vittime).

Una strage insomma che colpisce soprattutto le fasce mature della popolazione lavorativa e la ragione per il Presidente di Vega Engineering, Mauro Rossato, è sempre la stessa: “quando si è convinti che l'esperienza possa contrastare ‘naturalmente' la morte, si abbassano i livelli di attenzione. Ma è proprio allora che si rischia maggiormente”. Da sottolineare poi anche il risultato degli ultrasessantenni (134 morti).

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