In fumo risparmi di 1300 persone
Coinvolte decine di bergamaschi

Sono coinvolti anche decine di bergamaschi - alcuni dei quali hanno perso alcune centinaia di migliaia di euro - nel «crac» della «Finabo», la finanziaria con una filiale anche a Ranica che ha mandato in fumo i risparmi di oltre 1.300 investitori.

Sono coinvolti anche decine di bergamaschi - alcuni dei quali hanno perso alcune centinaia di migliaia di euro - nel «crac» della «Finabo», la finanziaria con una filiale anche a Ranica (chiusa da alcuni mesi) che ha mandato in fumo i risparmi di oltre 1.300 investitori.

Proprio oggi, martedì, la Procura di Roma ha spiccato due mandati di arresto per i dirigenti della società. In carcere è finito l'amministratore della società, Giuseppe Camarotto, mentre il socio di maggioranza di Finebo, Franco Bonaccorso, risulta irreperibile.

I reati ipotizzati dai Pm, Giorgio Orano e Stefano Fava, coordinati dal Procuratore aggiunto, Nello Rossi, sono la bancarotta fraudolenta, la attività bancaria e finanziaria abusiva e alcuni episodi di usura: la Finabo faceva anche lo sconto assegni a piccoli imprenditori chiedendo interessi mensili che oscillavano tra il 5% e il 18%.

La societa' e' fallita nel 2009 - Gli ordini di custodia cautelare nei confronti dei due rappresentanti di Finabo sono stati firmati dal Gip, Pina Guglielmi. L'indagine nasce dalle segnalazioni di operazioni sospette da parte di alcuni risparmiatori. Gli accertamenti per violazione della normativa antiriciclaggio condotti dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza hanno portato a scoprire che la Finabo non si limitava a prestare denaro, ma, operando come una banca di fatto, raccoglieva risparmio presso il pubblico per un importo, finora accertato, non inferiore ai 100 milioni di euro.

In seguito a tali accertamenti, nel 2008 la societa' venne cancellata dall'elenco degli intermediari finanziari autorizzati ad operare e, nel 2009, la Procura di Roma ne chiese e ottenne il fallimento. Nell'ambito della procedura fallimentare sono state gia' presentate oltre 1.300 istanze di insinuazione al passivo da parte di vari creditori e risparmiatori.

Oltre che presso le sedi ufficiali di Roma, Bergamo (Ranica), Genova, Mantova e Treviso, l'analisi dei flussi finanziari svolta dal Nucleo Speciale ha consentito di accertare che la raccolta del risparmio avveniva su tutto il territorio nazionale, con prevalenza dell'area del casertano, tramite una capillare rete multilivello di promotori, i quali erano organizzati secondo uno schema piramidale.

Dopo vari passaggi, il risparmio raccolto confluiva su conti correnti occulti della Finabo, la quale, grazie a tali disponibilita' in nero, era in grado di promettere ai risparmiatori esorbitanti interessi attivi (il cui tasso oscillava dal 4% al 14%), attraendo i loro investimenti che poi utilizzava per l'ordinario esercizio dell'attivita' finanziaria. Le Fiamme Gialle hanno accertato che il pagamento degli interessi ai soggetti che chiedevano lo smobilizzo dei capitali, era garantito attraverso il ricorso agli investimenti dei nuovi risparmiatori.

«Anche in questo caso, come in molti altri oggetto dei nostri accertamenti - ha spiegato il comandante del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, Leandro Cuzzocrea - una finanziaria invece di prestare soldi li chiedeva ai risparmiatori».  (Il Sole 24 Ore Radiocor)

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