La lettera: «Non è colpa del coprifuoco
La via è già spenta e buia da tempo»

«Tutti a riprendersi Via Quarenghi! Se qualcuno avesse cominciato qualche anno fa a passeggiare qui, a bere un caffé nella latteria (oramai chiusa) che era eccezionale luogo di frequentazione multietnica prima di essere abbandonata a soggetti poco raccomandabili; se qualcuno avesse pensato a fare acquisti al supermercato (che fra poco chiuderà), a frequentare il bar preso in gestione dall'arci (prima che abbandonasse il campo); se qualcuno fosse venuto a visitare coi propri figli o amici le bancarelle andate miseramente deserte durante l'ultima festa d'autunno....

Non ci sarebbe ora ragione di organizzare un'iniziativa non solo tardiva ma anche inopportuna, per il semplice fatto di contribuire alla costruzione di un'identità di via come luogo di scontro, facendone uno spazio di rappresentazione entro l'arena politica che marginalizza ulteriormente tutti coloro che qui vivono effettivamente (italiani e migranti!). La via non sarà oscurata dal coprifuoco, è già spenta e buia da tempo: non solo molti Italiani, anche molti migranti la evitano! Ne parlano mal volentieri come un luogo cui non vogliono associare la propria appartenenza. I centri sociali di 'militanza quarenghina occasionale' commettono gli stessi errori delle vecchie e nuove amministrazioni: appropriarsi di un luogo facendone un simbolo ai propri fini, una mera tappa di visibilità sui bollettini comunali o durante i cortei.

Ho visto pochi dei militanti nelle situazioni di ordinaria quotidianità, in cui Magrebini, Rumeni, Italiani, Pakistani, Nigeriani, Cinesi... sono costretti alle fatiche dell'intendersi e del convivere. Questa sera io non ci sarò. Vediamo di esserci invece tutti nei giorni a seguire, nelle pratiche ordinarie, testimoniando l'appartenenza della via alla città non con eventi, ma con la costanza della partecipazione civile».

S. F.

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