Città Alta, ferito in casa da un ladro
Grave titolare del «Palazzo della moda»

Ha sorpreso il ladro nelle cantine del suo palazzo, in Città Alta, e ora è ricoverato in prognosi riservata ai Riuniti, colpito con una torcia dal malvivente. È successo ad Angelo Ferri, 65 anni, titolare del «Palazzo della moda» di Urgnano. Ferita anche la moglie.

È successo in Città Alta, in uno di quei palazzi patrizi che chiamare ville sarebbe persino riduttivo, un edificio che intravedi a malapena dalla strada, tanto è esteso il parco di alberi secolari. Muri di cinta che sembrano bastioni, vialetto d'ingresso lungo centinaia di metri, luci fotoelettriche che s'accendono nel buio, sistemi d'allarme pronti a scattare. Eppure, il ladro era arrivato a intrufolarsi in cantina e, quando è stato scoperto, non ha esitato ad aggredire i proprietari, colpendoli con la torcia che doveva servirgli per orientarsi nell'oscurità e che è invece finita per trasformarsi in arma.

Il padrone di casa, Angelo Ferri, 65 anni, titolare del «Palazzo della moda» di Urgnano, è finito all'ospedale in prognosi riservata; la moglie, coetanea, ha riportato fratture lievi. Sono da poco passate le 21 di giovedì, quando il malvivente scivola all'interno di questo palazzo di via Borgo Canale 35, situato a metà strada tra il muro franato nelle scorse settimane e l'incrocio con via San Martino della Pigrizia, fino a una quindicina di anni fa dimora di Danilo Tagliabue, capo dello staff medico dell'Atalanta, uno dei più noti traumatologi d'Italia. Nell'abitazione in quel momento, oltre alla coppia, c'è la suocera novantenne dell'uomo. Poco più in là, nella dependance, la famiglia del custode filippino. Non ci sono cani da guardia a scorrazzare nella vastità del parco, bastano gli allarmi elettronici e la recinzione in pietra che su via Borgo Canale arriva a un'altezza di quattro metri. Ma forse il ladro e i suoi complici per introdursi scelgono il retro, la salita dello Scorlazzino, dove il muro di cinta è più basso, oppure via Sudorno, che sta a nord, più in alto rispetto all'edificio, e dalla quale ci si può calare.

Una volta dentro, nascosti dal buio e dalla vegetazione, è un gioco da ragazzi per i malviventi raggiungere il palazzo. Uno di loro riesce a entrare in cantina, gli altri aspettano presumibilmente fuori. Ferri forse sente strani rumori, oppure è davvero casuale il suo arrivo nello scantinato (chi lo conosce sostiene che mai sarebbe sceso mani nude, se avesse sospettato qualcosa). Sia come sia, l'imprenditore si trova improvvisamente davanti lo sconosciuto, a volto coperto, vestito di scuro. Si spaventa, ma non scappa. Anzi, secondo la prima ricostruzione, cerca di bloccare il ladro. Ferri è piuttosto corpulento e, nonostante l'età, ancora abbastanza in forma. Il malvivente non è armato: non è entrato per rapinare, solo per rubare (anche se dopo l'aggressione il reato si trasformerà in rapina). Nasce una colluttazione, durante la quale lo sconosciuto usa la torcia per pestare il sessantacinquenne. Ferri cade dopo aver rimediato colpi alla testa, forse l'altro gli sferra dei calci quando è a terra. L'imprenditore sarà ricoverato all'ospedale Humanitas Gavazzeni con un grave trauma cranico e alcune costole fratturate (è in prognosi riservata, ma non in pericolo di vita).

Ma non è finita. Perché, attirata dal trambusto, accorre pure la moglie. E il (a questo punto) bandito aggredisce pure lei, picchiandola sempre con la torcia. Finirà pure lei alle Gavazzeni con alcune fratture non troppo gravi, mentre la madre novantenne di sopra verrà ignorata dal malvivente. Perché ora quest'ultimo pensa solo a fuggire, seppur a mani vuote. Scompare, insieme ai complici, da dove era arrivato. Nessuno, fuori dall'abitazione, si accorge. Neppure i custodi, che si precipitano solo dopo essere stati chiamati dai datori di lavoro. Scatta l'allarme, giungono polizia e carabinieri, raccolgono quella che può essere la descrizione dell'aggressore, perlustrano il parco, le strade circostanti. Ma i malviventi sono già lontani, senza lasciare tracce utili agli inquirenti.

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