Il commissario persone scomparse
«Ottimo lavoro, ma serve fortuna»

Di quello che ormai vien definito «il caso Yara» ha subito colpito l'imponente dispiegamento di uomini e mezzi impegnati nelle ricerche. Segno di una svolta da più parti attribuita al caso Avetrana, in particolare allo stimolo dato dal tam tam mediatico, grazie al quale si sarebbe cominciato a riflettere seriamente sul fenomeno delle persone scomparse.

Ma, a ben vedere, basta confrontare due date per comprendere come il punto e a capo - per quanto riguarda il modus operandi di inquirenti e ricercatori - sia stato messo prima della scomparsa di Sarah Scazzi. La quindicenne di Avetrana sparì il 26 agosto. Il 5 dello stesso mese da Roma veniva diramato a tutte le prefetture d'Italia un corposo dossier, a firma Michele Penta, dal titolo «Linee guida per favorire la ricerca di persone scomparse».

Il prefetto Penta è il commissario straordinario del governo per la gestione del fenomeno relativo alle persone scomparse. È lui la figura di raccordo, il referente di tutte le realtà coinvolte a vario titolo nelle ricerche di chi, di punto in bianco, sparisce nel nulla.

La sua nomina risale al 22 luglio 2009, ma la figura del commissario straordinario è stata istituita nel 2007 al ministero dell'Interno per metter mano a un fenomeno molto rilevante in Italia, con cifre che superano le 24.000 persone ancora da trovare.

Dando una rapida occhiata al documento (disponibile sul sito www.interno.it) pare di ripercorrere questi 16 giorni dalla scomparsa di Yara. Nel documento si parla sopratutto dell'importanza delle prime ore delle indagini. 

Ecco il punto di vista di Perna: «Nel caso di Yara, che sto seguendo da Roma con interesse e apprensione - spiega il commissario straordinario - le linee guida sono state seguite nel migliore dei modi. La speranza, ora, è che si formi un quadro tale da poter far trovare Yara viva».

Dunque, aggiunge Penta, «tutto ciò che si doveva fare è stato fatto. Certo, nelle indagini ci vuole anche fortuna».

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