Ritirare una raccomandata
L'odissea di via Galimberti

Scorgere nella propria cassetta postale la cartolina di avviso per il ritiro di una raccomandata fa sussultare molti cittadini di Bergamo. L'eventuale contenuto non c'entra, è riuscire ad andare a «recuperarla» che per alcuni si trasforma in un'impresa piuttosto ardua.

Scorgere nella propria cassetta postale la cartolina di avviso per il ritiro di una raccomandata fa sussultare molti cittadini di Bergamo. L'eventuale contenuto non c'entra, è riuscire ad andare a «recuperarla» che per alcuni si trasforma in un'impresa piuttosto ardua.

L'operazione, infatti, da marzo di quest'anno può essere effettuata, a seconda del proprio domicilio o nell'ufficio di via Manzù o nell'ufficio postale di via Galimberti, in zona Redona.

Ma in questo secondo caso i disagi per gli utenti non sono indifferenti, tutt'altro: la struttura abilitata a rilasciare le raccomandate di via Galimberti, oltre a risultare estremamente decentrata non è servita dai mezzi pubblici.

Questo stato di cose, alimentato da cori di protesta da parte degli utenti, ha indotto gli onorevoli bergamaschi dell'Italia dei Valori, Gabriele Cimadoro e Sergio Piffari, a presentare un'interrogazione al ministro dello Sviluppo Economico per chiedere interventi contro i disagi. Quella dell'Idv è tutt'altro che un'iniziativa isolata. È stata infatti preceduta da una analoga attuata alla fine dello scorso maggio. In tale occasione i deputati della Lega, Giacomo Stucchi, Nunziante Consiglio, Pierguido Vanalli ed Ettore Pirovano avevano già inviato un'interrogazione a risposta scritta al ministro per lo Sviluppo economico sui disagi provocati dal ritiro centralizzato delle raccomandate, ma anche degli atti giudiziari non consegnati per assenza del destinatario, nella sede postale di via Galimberti.

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