Il vescovo Beschi ai carcerati:
«Il Natale è un ricominciare»

Un incontro di preghiera con le detenute e una Messa con i reclusi delcarcere di via Gleno. Quello del vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, con il mondo carcerario bergamasco è ormai un incontro tradizionale per le feste di Natale e di Pasqua.

Un incontro di preghiera con le detenute e una Messa con i reclusi del carcere di via Gleno. Quello del vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, con il mondo carcerario bergamasco è ormai un incontro tradizionale per le feste di Natale e di Pasqua.

Per un momento il carcere non è più carcere, quelle sbarre e quelle fredde luci al neon non smettono di opprimere. È quando il vescovo entra nella chiesetta delle donne recluse e poi in quella degli uomini, più grande, e parla con loro. È quando il vescovo parla dei legàmi. Legàmi che ci liberano, legàmi che ci opprimono. Incontri che promuovono la nostra umanità e altri che la ingabbiano, la sviano. La libertà negata dal carcere, la libertà che sta fuori. La libertà che non è assenza di legàmi, anzi. Perché nessuno vorrebbe trovarsi completamente solo in una landa deserta. Sarebbe completamente libero...

Ha detto il vescovo mercoledì pomeriggio nel carcere di via Gleno: «Gli incontri, i legàmi sono fondamentali nella nostra vita, a cominciare dai primi, da quelli familiari, e via via. Il Natale è un ricominciare, ma non possiamo ricominciare da soli, abbiamo bisogno di qualcuno che ci vuole bene. Qualcuno che ha un amore più forte dei nostri fallimenti e tradimenti. Sono le persone più vicine, sono i familiari. È il Signore, che è entrato nella nostra storia, che si è fatto uomo».

Sbarre, pesanti porte, luci fredde, intonaci scrostati, sovraffollamento. È il carcere dove si trovano in totale cinquecento detenuti, dove si impegnano le suore delle Poverelle, ogni giorno (due di loro abitano nel carcere), dove operano don Fausto Resmini, don Virgilio Balducchi, don Biagio Ferrari, i diaconi, i volontari.

Il vescovo è entrato nel carcere di via Gleno accolto dal direttore, Antonino Porcino insieme al magistrato di sorveglianza, Monica Lazzaroni. Durante l'incontro i detenuti hanno letto delle parole di benvenuto al Vescovo e hanno ricordato Yara, la ragazza scomparsa a Brembate Sopra, hanno pregato per lei.

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