Il banco della terza «C»
aspetta il ritorno di Yara

Il banco della terza «C» è sempre lì. Come in attesa. Nessuno ci sta seduto, ma non è vuoto. Quello è un banco pieno di pensieri. «I ragazzi lo usano un po' come una piattaforma per lanciare i loro messaggi a Yara, hanno scritto lettere, messaggi».

Il banco della terza «C» è sempre lì. Come in attesa. Nessuno ci sta seduto, ma non è vuoto. Quello è un banco pieno di pensieri. «I ragazzi lo usano un po' come una piattaforma per lanciare i loro messaggi a Yara, hanno scritto lettere, messaggi».

A raccontarlo è suor Carla Lavelli, che della scuola media «Maria Regina» di via Broseta è la preside. Alle aule non si accede, la regola precisa è lasciare tranquilli i ragazzi: «Loro qui non parlano più di quanto è successo, è un modo per difendersi...», prosegue suor Carla. Però è chiaro che Yara è nella testa di tutti mentre si va avanti perché diversamente non si può fare. «Noi – dice – continuiamo a sperare».

È una cosa che si capisce qui, a due passi dal centro, dove la ragazzina scomparsa ormai quasi un mese fa veniva ogni mattina a scuola, come a Brembate Sopra, dove mercoledì genitori e bambini si sono ritrovati per il saggio di fine anno delle elementari nel palazzetto dello sport, quello dove Yara si allenava.

E a Brembate Sopra è l'assessore alla Cultura Marco Mazzanti a spiegare che «ci abbiamo pensato tanto. Ci siamo chiesti se fosse opportuno ritrovarci per il saggio, e poi se farlo proprio nel palazzetto. Alla fine abbiamo deciso di venire qui, con i bambini. La stessa famiglia di Yara ha chiesto di andare avanti con le iniziative come erano state programmate».

Certo, si continua. «Ma non è come prima – prosegue Mazzanti –. Questa è una normalità non normale. Una ragazzina è sparita e vorremmo trovarla sana e salva». Si spera, ma si aggiusta anche il vivere quotidiano.

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