Pesenti, il riscatto dei «ribelli»
parte dal recital su Pasolini

«Oggi vi ho scoperto. Non siete più quelli di cinque anni fa, neanche quelli dell'anno scorso, quelli che pensavo di conoscere fin troppo bene. Mi avete commosso, mostrando grande maturità. Grazie». La docente si siede, gli applausi scrosciano.

«Oggi vi ho scoperto. Non siete più quelli di cinque anni fa, neanche quelli dell'anno scorso, quelli che pensavo di conoscere fin troppo bene. Mi avete sorpreso e commosso, mostrando una maturità che vi fa onore. Grazie». La docente si siede, gli applausi scrosciano, in prima fila fra il pubblico c'è anche la classe ospite del liceo Mascheroni.

I ragazzi della 5ª A dell'Istituto professionale Pesenti - che hanno appena finito di recitare Pasolini nello spettacolo «Una vita spezzata» - si guardano un po' emozionati, uno allarga le braccia come a dire, «è così, siamo noi...».

Fino all'anno scorso, la classe era considerata tra le più inquiete dell'istituto, nota per farsi venire l'orticaria piuttosto che leggere un libro. E adesso gli studenti han tenuto in un silenzio attento per quasi un'ora tutta la scuola, con un recital costruito da loro, in vita e morte di Pier Paolo Pasolini, nel 35° anniversario della scomparsa.

Scomparso davvero, anche dalla memoria collettiva. Così i ragazzi della 5ª A hanno preso brani da Ragazzi di vita, Una vita violenta, Il sogno di una cosa, Petrolio; li hanno mescolati a scene di film, interviste. Li hanno letti al pubblico: misurati, intensi, l'italiano chiaro, l'accento corretto. Un miracolo?

È andata che in classe è arrivato, dritto dall'Abruzzo, un nuovo professore, Aminta Lemme, nient'affatto bucolico, anzi. Piuttosto tosto, un filologo romanzo con capello lungo e orecchino, anni con il Teatro Stabile dell'Aquila con Marisa Fabbri e Trionfo, un debole per la commedia dell'arte e l'Arlecchino di Ferruccio Soleri. Ha misurato i ragazzi, li ha capiti e li ha buttati in mezzo alle pagine: o annaspi o nuoti.

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