Denunciato perché ubriaco al volante
Ma era fermo. E il giudice lo assolve

La polizia locale l'aveva denunciato per guida in stato di ebbrezza, gli aveva ritirato la patente e sequestrato il furgone ai fini di confisca. Ma lui, boliviano 36enne residente a Ponte San Pietro, titolare di un'impresa edile, ha sempre sostenuto che il mezzo era fermo e che, dunque, lui non stava guidando.

Tanto sicuro della propria innocenza che non aveva esitato a opporsi al decreto penale di condanna e a chiedere, assistito dall'avvocato Rocco Lombardo, un processo (col rischio di andare incontro a una condanna più severa).

Il giudice nei giorni scorsi ha premiato la sua ostinazione: assolto, pur con il comma secondo dell'articolo 530, quello assimilabile alla vecchia insufficienza di prove. La vicenda si consuma nel pomeriggio del 15 settembre 2008 in via Broseta, nel piccolo parcheggio antistante all'ingresso del parco Locatelli.

È qui che i vigili intervengono per controllare il boliviano, seduto al volante del suo furgone. Che abbia alzato il gomito è fuori di discussione. Anche il diretto interessato lo ammette: «Non ho messo in moto perché non ero in grado di guidare, ho chiamato mia moglie al telefono perché mi venisse a prendere in auto», dice.

Per la polizia locale l'uomo era invece intento a fare manovra col mezzo. Lo invitano a sottoporsi al test dell'etilometro. Lui rifiuta e rimedia una denuncia per guida in stato di ebbrezza, il ritiro della patente e il sequestro del furgone. La denuncia sfocia, su proposta del pm, in un decreto penale di condanna (il più delle volte si risolve con una sanzione pecuniaria).

Ma l'impresario non ci sta, si oppone al decreto e chiede il processo. Determinante, per il difensore, è stata la dichiarazione di una donna che abita in un palazzo affacciato sul parcheggio, venuta a raccontare in aula che il furgone era fermo. Imputato assolto. Patente e furgone salvi.

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