Lettera dei ragazzi del trekking:
«A Fausto, fratello di montagna»

«A Fausto, nostro fratello di montagna». Inizia così la toccante lettera che i ragazzi del terkking giovanile del Cai di Clusone ci hanno mandato per ricordare Fausto Bossetti, morto durante una escursione in montagna domenica 16 gennaio.

«A Fausto, nostro fratello di montagna». Inizia così la toccante lettera che i ragazzi del terkking giovanile del Cai di Clusone ci hanno mandato per ricordare Fausto Bossetti, morto durante una escursione in montagna domenica 16 gennaio.

Ecco il loro testo: dasta leggerlo per capire che a noi non serve aggiungere altro.


«A Fausto, nostro fratello di montagna


In pochi lo conoscevano, la mattina del 18 agosto alla partenza del trekking giovanile del Cai di Clusone. Ma ci son voluti pochi passi di cammino insieme, perché Fausto conquistasse la nostra fiducia.
Sembra banale, ma se un uomo di 51 anni risulta in grado di catalizzare l'attenzione di un gruppo di ventenni … beh, è indubbiamente una rara qualità.  E Fausto la possedeva in pieno.

È stato per noi un vero compagno d'avventura, il nostro uomo supertecnologico che iniziava le giornate di trekking così: gran boccata d'aria all'uscita del rifugio, seguita da immancabile commento: “Dai, ci mancano solo sei ore di cammino, quattro passi da valicare e milleduecento metri di dislivello per raggiungere la prossima tappa…" E qui partivano gli “insulti” di tutti noi, ancora addormentati, all'impatto con l'aria fresca mattutina.

È stato un pozzo di informazioni il nostro “Fausto”, capace però di ascoltare anche quello che noi, giovani, avevamo da dire. Era in grado di trasmetterci il suo modo speciale di sorridere alla vita, che l'aveva messo già duramente alla prova, ma alla quale aveva saputo dare nuovi orizzonti.

Siamo giunti sulla vetta dell'Adamello tutti insieme, 48 uomini e un cagnolino, con l'entusiasmo e l'orgoglio di una piccola, grande impresa.

Nasce un sorriso spontaneo pensando all'atmosfera dell'ultimo rifugio, tappa conclusiva di cinque giorni faticosi: è Fausto a dominare la serata, raccontare storie e bere una birra in compagnia, mentre  a noi giovincelli calano le palpebre per la stanchezza.

Tante immagini da ricordare insieme, tante piccole conquiste che ci hanno fatto sentire immediatamente più uniti, come chi ama e frequenta la montagna sa bene.

Uomo dai mille sport, anche lo sci l'aveva contagiato: Marcialonga, Sgambeda; se si proponeva una gara, Fausto c'era.

Ma lui c'è tuttora, e ci sarà sempre, quando sentiremo l'aria pungente di prima mattina penseremo a lui e alle sue “sole sei ore di cammino” che ci hanno permesso di scoprire una persona così.

Semplicemente, eccezionale.
Ciao Fausto.

I ragazzi del trekking»

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