Inchiesta ultrà: tre dal giudice
ma scelgono di non rispondere

È durato meno di un'ora, al tribunale di Bergamo, l'interrogatorio di garanzia nell'ambito sull'inchiesta che vede nel centro del mirino i capi ultrà dell'Atalanta. E davanti agli uffici di via Borfuro non si è visto alcun presidio dei tifosi.

È durato meno di un'ora, al tribunale di Bergamo, l'interrogatorio di garanzia nell'ambito sull'inchiesta che vede nel centro del mirino i capi ultrà dell'Atalanta. E davanti agli uffici di via Borfuro non si è visto alcun presidio dei tifosi.

Claudio «Bocia» Galimberti è arrivato insieme ai suoi legali, così come gli altri due ultrà per i quali è stato disposto l'obbligo di firma. Tutt'e tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Solo Galimberti ha voluto rilasciare una dichiarazione spontanea nella quale ha voluto sottolineare: che la curva Nord non è una organizzazione a delinquere, ma un gruppo complesso e con molte sfaccettature; che si occupa anche di problemi sociali e di solidarietà (ha ricordato i fondi raccolti per il terremoto a L'Aquila e le azioni per il Rwanda); che le riunioni sono aperte a tutti.

BOCIA, IL GIUDICE CHIEDE LA SOSPENSIONE DEL DASPO
Per il Bocia il giudice ha chiesto oggi al questore la sospensione temporanea del Daspo. Non è certo un premio, ma una precauzione. Poiché Galimberti è sottoposto al divieto di dimora in provincia di Bergamo, non ha senso per il giudice consentirgli - durante le partite dell'Atalanta - di venire  Bergamo per poter ottemperare all'obbligo di firma, che è una conseguenza del Daspo.

S'ALLUNGA LA LISTA DEI VIP
Intanto si allunga la lista dei vip che potrebbero essere chiamati in Procura come testimoni nell'inchiesta sui disordini ultrà. Il pm Carmen Pugliese, dopo aver fissato gli interrogatori dell'ex presidente Alessandro Ruggeri (in programma nella giornata di venerdì) e del capitano Cristiano Doni (lunedì), è intenzionato ad ascoltare la versione di nuove «persone informate sui fatti», in particolare degli altri tre giocatori protagonisti della visita ai due tifosi agli arresti domiciliari dopo gli scontri di Atalanta-Catania (23/9/09): Gianpaolo Bellini, Simone Tiribocchi e Robert Acquafresca (ora al Cagliari).  E poi ancora l'allenatore Conte e Guarente.

Si tratta di riscontri che il sostituto procuratore vuole raccogliere. Le posizioni dei giocatori nell'inchiesta sono irrilevanti dal punto di vista penale, meritevoli tutt'al più del biasimo degli inquirenti per le «disdicevoli situazioni di incomprensibile vicinanza» a «chi fa tifo violento». Anche se, ammette chi indaga, tali comportamenti sono dovuti spesso alla «soggezione» nei confronti dei capi ultrà.

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