Cividate, sfregi e degrado:
il castello sta sparendo

«Qui si vende». Il cartello è appeso sulla torretta che sovrasta il portone d'ingresso del castello di Cividate. È una delle quattro, cinque case rinchiuse nel borgo fortificato messe in vendita dagli italiani che piano piano se ne sono andati.

Viuzze e archi, ferritoie e mura ne ricordano la storia gloriosa. Quando varchi il portone il castello appare ancora un mondo a sé come quando era un avamposto ghibellino. Sfregiato negli anni da tanti abusi edilizi, da lavori alla meno peggio perpetuati senza regole.

Quel che resta del nobile passato è ormai quasi inghiottito nel nulla. Avvolto dalle tante abitazioni che fin dagli anni Cinquanta, Sessanta gli sono cresciute addosso, quasi a nasconderlo. «Ma un tempo qui si faceva così, non c'erano regole», racconta un residente storico del borgo che negli anni Cinquanta era un bambino e giocava in queste vie. «Quando ero bambino qui c'erano le pietre per terra, poi per portare le fognature fin qui si è spaccato tutto e al posto dell'acciottolato è stato messo l'asfalto».

Dalla chiesa parrocchiale di San Nicolò a piedi si raggiunge piazza Castello e sulla sinistra si scorge il portone medievale, ingresso al borgo che oggi è abitato da una decina di famiglie, qualche anziano, qualche nucleo storico ed extracomunitari, marocchini, romeni.

Leggi tutti i dettagli su L'Eco di Bergamo del 14 febbraio

© RIPRODUZIONE RISERVATA