«Le mani giunte, come in preghiera»
Papà Pasquale parla del suo Daniel

«Era rannicchiato dietro una roccia, sulla riva del torrente Chiusella, quasi avesse voluto cercare riparo dal freddo della notte. Aveva le mani giunte come se stesse pregando e sembrava un angelo». Straziato dal dolore, Pasquale Busetti nella sua casa di Martinengo ha però la forza di raccontare del suo Daniel.

«Era rannicchiato dietro una roccia, sulla riva del torrente Chiusella, quasi avesse voluto cercare riparo dal freddo della notte. Aveva le mani giunte come se stesse pregando e sembrava un angelo». Straziato dal dolore, Pasquale Busetti nella sua casa di Martinengo ha però la forza di raccontare del suo Daniel. Accanto a lui il secondogenito quindicenne David, col quale per otto giorni è rimasto nel canavese nella speranza di portare a casa Daniel. Comprensibilmente meno forte e chiusa nella sua immane disperazione è Elena Rivola, la mamma del ragazzo, crollata appena venuta a conoscenza del tragico ritrovamento del figlio, dopo dieci giorni di angosciosa attesa, vissuta nella speranza di riabbracciare il suo amato Daniel.

Pasquale Busetti è personaggio noto a Martinengo per essere stato consigliere comunale e assessore alla Cultura in due legislazioni ma anche fondatore della Pro Loco e attualmente presidente dell'Avis e consigliere provinciale dell'Aido. Geometra e capo cantiere in un'impresa edile di Martinengo, lavorava col figlio Daniel, ricordato come un ragazzo con una grande passione per la sua professione.

«Ricordo le sue ultime immagini - rammenta papà Pasquale -. Risalgono a lunedì 21 febbraio. Le prime alle 15, quando va a farsi medicare in ospedale le altre alle 17, ora in cui acquista un panino e acqua in un punto posto proprio di fronte alla caserma di Ivrea: sono riprese dal sistema di video sorveglianza esterno della stazione dei carabinieri».

Pasquale ringrazia quanti hanno operato sul posto ma anche quanti a Martinengo sono stati solidali e disponibili. «Forse è stato sbagliato non insistere nell'area dove erano stati ritrovati scarponcini e giubbotto. Senza scarpe e adeguata copertura – ha commentato il papà di Daniel – doveva per forza essere nelle vicinanze ecco perché bisognava stare lì».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 3 marzo

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