Yara, colpita da due armi diverse
una da taglio, l'altra contundente

Secondo indiscrezioni e nonostante non si conosca ancora l'esito dell'autopsia, le ferite trovate sul corpo senza vita di Yara Gambirasio dovrebbero essere riconducibili non solo a un'arma da taglio ma anche a un corpo contundente, forse un sasso.

Secondo indiscrezioni sempre più fondate e nonostante non si conosca ancora l'esito dell'autopsia, le ferite trovate sul corpo senza vita di Yara Gambirasio dovrebbero essere riconducibili non solo a un'arma da taglio ma anche a un corpo contundente, forse un sasso. Sembra inoltre confermato che queste lesioni non siano stata decisive per ucciderla.

Restano dunque in piedi le ipotesi di soffocamento o di strangolamento, almeno fino a quando l'esame autoptico non chiarirà se i segni attribuiti a quest'ipotesi siano da ricondurre alla mano dell'assassino o all'avanzato stato di decomposizione in cui è stato scoperto il cadavere, dopo tre mesi dalla scomparsa della ginnasta tredicenne.

Dalle prime risultanze anatomopatologiche, ricordiamo che sul corpo di Yara sarebbero state rinvenute sei ferite riconducibili a un'arma impropria da taglio (quattro alla schiena, una al collo e una al polso), i medici legali avrebbero riscontrato lesività differenti attribuibili ad almeno due oggetti diversi, una lama (non troppo lunga) e un altro oggetto invasivo, un sasso o qualcos'altro che non è stato ancora individuato con certezza, forse un cacciavite o un punterolo, com'era stato ipotizzato già alcuni giorni fa.

Queste risultanze naturalmente comportano scenari diversi che, come hanno precisato gli stessi inquirenti, sono tutti da valutare con attenzione. L'omicidio potrebbe essere stato commesso da due persone diverse con un'arma ciascuno, o da una persona sola che prima ha colpito e poi infierito sul corpo con due armi diverse. Gli inquirenti stanno tentando di capire quali di queste ferite abbiano causato la morte della tredicenne, anche se potrebbe una combinazione tra le varie lesioni a essere risultata fatale.

In ambienti vicini alle indagini, però, trapela che forse una traccia c'è ma che al momento non è per nulla detto che valga qualcosa. In sostanza, secondo quanto si è appreso, una traccia maschile sarebbe stata isolata, ma non è ancora possibile stabilire se si tratti di un inquinamento della scena del delitto, di una campionatura sufficientemente integra da essere comparabile, di un dna riconducibile a persone non utili alle indagini (come i famigliari, ad esempio) o di una vera svolta nelle indagini. Per saperlo, è stato nuovamente ribadito, «bisognerà attendere giorni».

La traccia di Dna, dunque, ci sarebbe ma gli inquirenti si muovono con la massima cautela, per valutare l'indizio nel modo migliore. Il dubbio è che possa essere un codice genetico appartenente ad una persona sconosciuta, che non esiste nelle informazioni di polizia e carabinieri. Oppure che possa essere il Dna di una persona che era a contatto quotidiano con Yara e quindi non corrispondente per forza di cose al profilo dell'assassino che gli inquirenti hanno in mente.

Per tutta la giornata di giovedì 10 marzo si sono comunque susseguite una ridda di indiscrezioni, alimentate per lo più dalle reti di Mediaset, secondo le quali sul corpo senza vita di Yara sarebbero state trovate tracce di un Dna maschile. Il sostituto procuratore che coordina le indagini, Letizia Ruggeri , si è semplicemente limitata a dire che «c'è ancora molto da lavorare», mentre il comandante dei Carabinieri di Bergamo, il colonnello Roberto Tortorella, ha semplicemente detto «non posso confermare, è un'indiscrezione», lasciando in sospeso ogni possibile ragionamento.

Si è anche ipotizzato che le tracce di Dna ritrovate siano due, una maschile e una femminile, ma su questo fronte gli investigatori non dicono nulla. A individuarle sarebbe stata la polizia scientifica, che stava svolgendo accertamenti fin dal giorno del ritrovamento del cadavere di Yara, il 26 febbraio in un campo di Chignolo d'Isola. E secondo indiscrezioni, gli investigatori starebbero per avviare le prime comparazioni sui profili genetici acquisiti nel corso delle lunghe indagini. Ma su questa parte delle investigazioni, ovviamente, il riserbo è assoluto.

Quanto agli oggetti personali, sembra ormai sicuro che non sono state scoperte impronte digitali diverse da quelle di Yara. Intanto, si attende che la professoressa Cristina Cattaneo consegni al sostituto procaratore Ruggeri la relazione preliminare sull'autopsia. Sembrava che potesse essere consegnata entro questa settimana, invece probabilmente ci sarà uno slittamento alla prossima settimana. Quando probabilmente potrà essere fissata anche la data dei funerali.

Un'indagine difficilissima quella sulla scomparsa e l'omicidio di Yara Gambirasio, troppo spesso priva di elementi sufficienti per costruire una pista investigativa. Ora che la scienza sembra essere venuta in soccorso nei laboratori del Ris di Parma, gli inquirenti vogliono però andarci cauti. Capire se si intravede una svolta o se ci si ritrova di fronte nuovamente a un indizio inutile è ancora complicato.

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