Inchiesta ultrà, mister Conte
sentito dal pm in gran segreto

Ha salito i gradini della Procura di piazza Dante in gran segreto, lontano da flash e taccuini. L'interrogatorio di Antonio Conte, ex allenatore atalantino, ora al Siena, era stato volutamente tenuto nascosto, per evitare possibili contestazione da parte dei tifosi.

Ha salito i gradini della Procura di piazza Dante in gran segreto, lontano da flash e taccuini. L'interrogatorio di Antonio Conte era stato volutamente tenuto nascosto, per evitare possibili contestazione da parte dei tifosi.

Il rischio era infatti dietro l'angolo, dal momento che l'ex mister dell'Atalanta non gode di particolari simpatie a Bergamo dopo il conflittuale periodo in nerazzurro e il movimentato addio (da gran signore, però: pur dopo aver sfiorato di accapigliarsi con gli ultrà, s'era dimesso spontaneamente rinunciando all'ingaggio).

Il tecnico, ora al Siena, è stato sentito nei giorni scorsi dal pm Carmen Pugliese come persona informata sui fatti nell'ambito dell'inchiesta sulla tifoseria atalantina, che vede indagate 104 persone (57 sono ultrà catanesi), tra cui il leader della Curva Nord Claudio «Bocia» Galimberti e l'assessore regionale leghista Daniele Belotti.

Resta per ora segreto il contenuto delle dichiarazioni dell'allenatore, mentre non è difficile intuire gli argomenti su cui il colloquio col pubblico ministero è andato a parare. Conte è stato interrogato nel tentativo di ottenere conferme a riguardo del carisma del Bocia e della sua influenza sull'ambiente nerazzurro. «Chi entra a far parte dell'Atalanta sembra che debba per forza rapportarsi con il leader ultrà», scrivono gli inquirenti nelle carte dell'inchiesta.

In particolare, l'ex mister è stato convocato per rendere conto di alcuni sms e telefonate scambiati con Galimberti. La chiamata al capo ultrà un mese dopo essersi dimesso, in cui elogia il Bocia e i suoi ultrà, delegittima lo spogliatoio, soprattutto i «vecchi» che hanno ostacolato il suo lavoro di allenatore, e accusa stampa, ambiente e tifosi «normali» di averlo trasformato in capro espiatorio.

E il messaggino del 12/2/10, dopo che il capo della Nord è stato condannato per violazione del Daspo: «Mi spiace molto, spero tu stia bene. Un abbraccio». A cui Galimberti risponde con un «grazie infinite, mister, fa molto piacere questo sms».

Per il Bocia, intanto, l'«esilio» continua (ora è ospitato da amici a Crema). Dopo che pm e gip hanno rigettato le istanze per attenuare la misura del divieto di dimora nella Bergamasca imposta dal giudice preliminare Alberto Viti, ieri l'avvocato Andrea Pezzotta ha presentato appello al tribunale del riesame di Brescia. Fra un paio di settimane si saprà se il capo ultrà può tornare a mettere piede nella nostra provincia.

S. S.

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